“France” di Bruno Dumont: inno al Cinema ma metafora di un paese ignaro del futuro

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Se la televisione decide di copiare il cinema e costruire una storia e spacciarla per realtà, spetta al cinema smascherare l’operazione e rimettere le cose al loro posto. Così, se un Paese (o più in generale, il mondo occidentale) decide di chiudere gli occhi di fronte alla realtà e accontentarsi di una storia ben scritta, spetta sempre al cinema fare in modo che quegli occhi si riaprano. “Il giornalismo in televisione è cinema, è sempre montato, mixato con suoni, dunque la televisione è tutta una fiction. La gente pensa che sia vera ma è cinema”, aveva dichiarato qualche anno fa Bruno Dumont a Locarno per ricevere il Pardo alla carriera, e dentro questa affermazione sta tutto il suo ultimo France.
France de Meurs è una brillante giornalista, la più amata di Francia, divisa tra dirette televisive, reportage di guerra e una vita privata insoddisfacente. Il suo mondo scintillante pare però crollare dopo un banale incidente (tampona un giovane in scooter provocandogli la lussazione della rotula). Questa inaspettata irruzione della realtà le fa rimettere in discussione tutta la sua vita e anche quando tenta di rifugiarsi nell’anonimato, la sua fama la rincorre sempre. Fino a che un nuovo amore sembra mettere fine alla sua ricerca.
È una bella e intelligente metafora del suo Paese (ma anche del nostro), l’ultimo film di Bruno Dumont; un regista che possiamo anche considerare snob e presuntuoso, ma mai banale. La storia della giornalista France è quella di un popolo che oramai si è accontentato di vivere in un “presente” continuo, senza chiedersi dove stia andando. Un popolo che ha smesso di farsi domande e si accontenta di una realtà preconfezionata ma finta, così come France preferisce costruire la sua realtà, per non guardare e dover accettare tutto quello che la circonda: un marito che non ama più, un figlio al quale non riesce a badare e una vita scandita dalla sua agente e PR.
Tra la commedia e il dramma è sostenuto da una Lea Seydoux insopportabilmente in parte, France è un inno al cinema e alla sua capacità di creare, narrare storie manipolando volutamente e chiaramente la realtà (il cinema è finzione per antonomasia e l’iperealistica scena dell’incidente automobilistico ne è il manifesto). Ma allo stesso tempo è un atto d’accusa, neanche tanto velato, ad un atteggiamento che sta modificando sempre più tutti quanti noi e con il quale, prima o poi, come la protagonista, dovremo fare i conti.