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Roma

Mercati come luogo di aggregazione. Diventa realtà un progetto della facoltà di Architettura della Sapienza

Tor de’ Cenci, Laurentino, Vigna Murata e Spinaceto. Ecco i quattro quartieri dove i quattro mercati plateatici sono diventati un punto di aggregazione. Dopo 15 mesi dalla firma del protocollo d’intesa con l’università Sapienza, il progetto è diventato realtà.

Non solo dei mercati, ma anche luoghi di aggregazione e di riferimento. Questo lo scopo dell’idea dell’attuale amministrazione capitolina. “È coerente con la scelta di rigenerare gli spazi pubblici del nostro territorio  – dice Titti Di Salvo, presidente di IX Municipio – e farli diventare spazi vitali con più funzioni. La condizione per farlo è fare rete e mettere in rete. E questo possono farlo solo le istituzioni”.

Mercati come luogo di incontro

“Lo scopo è farli assomigliare sempre di più a quelli che si trovano in capitali europee come Barcellona, Madrid e Copenaghen – docente ordinario di Composizione Architettonica e Urbana Fabrizio Toppetti – I mercati sono dei luoghi d’incontro, non sono soltanto dei luoghi dove si si compra o si mangia. E allora la prima questione è questa: è possibile trasformare i mercati plateatici del Municipio IX in luoghi centrali, in agorà, in punti d’incontro? La risposta è sì, se noi li adeguiamo, cioè se i mercati seguono questo sviluppo che oramai è assolutamente imprescindibile. In questo modo potranno certamente, in futuro, svolgere questo ruolo”. Lo definisce “di cura per la città, che in questi ultimi anni sta mostrando tutte le sue fragilità – prosegue – . Non abbiamo bisogno di crescere, abbiamo bisogno di rigenerare e di migliorare la qualità delle nostre città”.

La rigenerazione pensata da La Sapienza e dalla squadra di architetti e urbanisti parte dall’idea che “il mercato – spiega Toppetti – deve essere riconoscibile nel paesaggio urbano, deve dichiararsi come presenza e deve essere anche sentito, nel senso che chi lo vive deve sentirlo come proprio”.

Luoghi inclusivi

Poi c’è la questione della prossimità “che torna in maniera molto chiara ed evidente  – aggiunge l’ordinario – nel ricucire dei sistemi anche di mobilità dolce attorno ai mercati, in modo tale che i mercati possano diventare degli snodi, delle percorrenze di quartiere”.

L’obiettivo è quello di rendere questi luoghi inclusivi “con l’idea che questi mercati possano funzionare anche attraverso un sistema di produzione di energia che li renda autosufficienti”.

Il questionario

Per tastare il terreno, è stato diffuso un questionario contattando 400 persone e ricevendo così 200 questionari completati. “Vigna Murata per esempio è l’unico mercato nel quale una percentuale molto alta degli utenti va a piedi – dice – e il motivo è che il contesto urbano è più bello e camminabile. Mentre in tutti gli altri mercati il 70-80% delle persone va in macchina o comunque con i mezzi. Un altro tema molto interessante è scaturito dalla fine del questionario in cui abbiamo inserito una risposta aperta ad una domanda così formulata: ‘il mercato per me è. Sono venute fuori delle indicazioni veramente preziosissime: il mercato è un quarto di casa, il mercato è amicizia, è socialità, è incontro, è un punto di riferimento, è il rapporto umano, è la mia mattinata, è sicurezza, è ritrovo. Tutto questo promette molto bene rispetto al progetto di farli diventare delle nuove centralità di scala locale”.

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