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Sanità, il Governo taglia i rimborsi: ambulatori in crisi, 36mila posti a rischio – Extra – Martedì 12 marzo 2024

Le nuove tariffe visite mediche ed esami diagnostici in regime di convenzione con il del Servizio Sanitario Nazionale vanno totalmente riviste: sono impraticabili e non sostenibili per le aziende del settore privato che collaborano con lo stato.

A lanciare l’allarme l’Unione degli Ambulatori e Poliambulatori che prevede nei prossimi mesi gravi ripercussioni sul settore se non ci sarà un cambio di rotta da parte del governo che ha recentemente rivisto le tariffe per il rimborso pubblico delle prestazioni diagnostiche: il nuovo nomenclatore tariffario, infatti, prevede significativi cali nei compensi, specialmente per le visite specialistiche e gli esami diagnostici come risonanze, TAC e diagnostica per immagini, con una diminuzione che in qualche caso sfiora l’80%.

La revisione delle tariffe riguarda anche migliaia di prestazioni ambulatoriali e protesiche che attendono di essere aggiornate da sette anni e che l’esecutivo ha voluto rivedere anche in un’ottica di contenimento della spesa pubbica. Con i nuovi parametri, però, il settore rischia di collassare: le strutture private accreditate protestano perché ritengono inadeguate le nuove tariffe e denunciano che, applicandole, lavorerebbero in deficit mettendo a lungo andare a rischio la stessa continuità del servizio.

Molte aziende addirittura potrebbero chiudere i battenti, altre si troverebbero nella condizione di dover rinunciare ad una parte del personale. Secondo le stime dell’Unione Ambulatori e Poliambulatori sarebbero a rischio 36 mila posti di lavoro in un settore, quello medico e sanitario, dove già oggi manca personale.

A farne le spese, ancora una volta, sarebbero soprattutto i cittadini: gli operatori privati che lavorano per il Servizio Sanitario in regime di convenzione (con quelle prestazioni, cioè, per le quali il cittadino paga soltanto il ticket) avvertono del rischio di una drastica riduzione delle prestazioni e di conseguenza un aumento delle liste d’attesa, se queste tariffe venissero applicate senza correttivi. Inoltre, potrebbe essere ritardata anche l’introduzione di nuove prestazioni come la procreazione assistita, i nuovi test genetici e le terapie oncologiche avanzate, attese da tempo dagli italiani ma troppo costose per le aziende.

Una situazione che ha portato a un ulteriore rinvio dell’entrata in vigore delle nuove tariffe, prevista inizialmente per il 1° aprile, probabilmente a luglio o addirittura a fine anno in attesa di trovare una soluzione.

In questa puntata di Extra, Claudio Micalizio affronta il problema con Alessandro Casinelli, presidente di Federlazio Salute.

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