È noto per essere un attivista per la comunità bengalese di Roma. Nure Alam Siddique, conosciuto come “Bachcu“, una figura prominente nell’associazione “Dhuumcatu” a Torpignattara e paladino di lunga data nella comunità bengalese di Roma, è attualmente al centro di gravi accuse riguardanti una serie di reati, tra cui usura, traffico di droga e sequestro di persona.
Le accuse e le indagini sull’attivista bengalese: usura, traffico di stupefacenti e sequestro
Secondo le testimonianze riportate da diverse fonti giornalistiche, tra cui Repubblica e Romatoday, Bachcu è stato accusato di essere il capo di un’organizzazione criminale che opera nell’area di Torpignattara.
L’organizzazione sarebbe coinvolta in attività illegali come l’usura, il traffico di stupefacenti e il sequestro di persona. Le vittime hanno raccontato di essere state soggette a estorsioni finanziarie e sequestri fisici da parte di Bachcu e dei suoi affiliati.
Le indagini delle autorità competenti, avviate dopo le denunce delle vittime, hanno portato alla luce prove significative che suggeriscono un coinvolgimento di Bachcu in tali attività criminali.
Le testimonianze e le prove raccolte hanno gettato luce su una rete intricata di attività illegali che coinvolgono diverse persone all’interno e al di fuori della comunità bengalese.
La presunta doppia vita del bengalese Bachcu
Le indagini a proposito di Bachcu hanno avuto un impatto significativo sull’immagine pubblica del personaggio e sulla percezione della comunità bengalese a Roma.
Ciò che rende queste accuse particolarmente scioccanti è il fatto che Bachcu abbia mantenuto una reputazione pubblica come attivista impegnato nei diritti umani e nella solidarietà sociale.
Le sue iniziative, tra cui la proposta di un cimitero musulmano a Roma e il suo coinvolgimento in manifestazioni pro-immigrazione, hanno contribuito a consolidare la sua immagine di leader comunitario.
Tuttavia, dietro questa facciata di impegno sociale, potrebbe esserci un lato oscuro caratterizzato da attività criminali.