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Blitz nel Viterbese, arrestato presunto boss della mafia turca

E’ stato portato via all’alba in manette dalla sua casa nel Viterbese Baris Boyun, presunto boss della mafia turca che avrebbe guidato una rete criminale smantellata oggi in un’operazione coordinata dalla Dda di Milano. Boyun 40enne di origini curde già agli arresti domiciliari è stato portato in carcere.

Blitz nel Viterbese, arrestato presunto boss della mafia turca

In tutto 19 le persone arrestate, tutti di nazionalità turca che vivono in Italia, Svizzera, Germania e Turchia indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere aggravata anche dalla transnazionalità, banda armata diretta a costituire un’associazione con finalità terroristiche ed a commettere attentati terroristici, quindi detenzione e porto illegale di armi “micidiali” e di esplosivi, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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La misura cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Milano su richiesta dell’ufficio della procura della Repubblica di Milano – Sezione distrettuale antiterrorismo, che ha delegato per l’esecuzione la polizia e la guardia di finanza.

Boyun e gruppo criminale spietato, pronto a colpire governo turco

Nell’ordinanza di custodia cautelare si sottolinea che “Non può essere affatto sottovalutata la spietatezza e la capacità criminale non solo del Boyun ma dell’intero gruppo criminale: molteplici dialoghi hanno riguardato minacce con l’uso di armi, gambizzazioni se non addirittura omicidi”.

“Il pericolo di recidiva si dimostra particolarmente grave in relazione alla molteplicità di illeciti cui il gruppo criminale è dedicato e la sua preoccupante capacità di operare sul territorio nazionale, europeo e in madre patria – si legge nelle oltre 100 pagine del provvedimento -. E’ lo stesso Boyun a spiegare ad alta voce che non intende desistere, neppure dopo che le sue ultime imprese terroristiche sono state bloccate dalla polizia, dall’intento di vendicarsi e colpire i Sarallar e, attraverso loro, il governo turco”.

La microspia nel braccialetto elettronico

“Siete pronti ragazzi? Buona fortuna in battaglia! Radete al suolo quella fabbrica…daje mie leoni”. E’ una delle conversazioni intercettate dalla polizia che ha svolto le indagini sulla presunta rete criminale turca. Il presunto boss avrebbe incitato i suoi uomini per un attentato (fallito) per vendicarsi di quello da lui subito in precedenza. Un progetto di cui “tutta la Turchia parlerà”. Colloqui intercettati anche con una microspia nascosta nel braccialetto elettronico del 40enne ai domiciliari.

Le intercettazioni

Le intercettazioni “dimostrano inequivocabilmente non solo l’ampia dotazione di armi in Italia, in Europa ma anche in Turchia”, ma anche che si tratta di armi “sia ordinarie che da guerra” che vengono importate in Italia e in altri paesi europei, trasportate e vendute ad altre organizzazioni, “ma soprattutto usate dal gruppo per azioni intimidatorie, omicidiarie (anche su commissione) e per veri e propri attentati, nonché ovviamente per la protezione degli interessi del gruppo e del Boyun” scrive il gip  di Milano Roberto Crepaldi nell’ordinanza.

E’ Boyun “che coordina l’attività di compravendita e trasferimento delle armi, ma soprattutto dispone del loro utilizzo criminoso da parte dei sodali. Le intercettazioni dimostrano inequivocabilmente non solo il suo ruolo di coordinamento di tale attività, ma anche – si sottolinea nel provvedimento – la sussistenza di collegamenti sul territorio europeo, oltre che nel paese di origine, con altri gruppi criminali e la diretta conoscenza di fonti di approvvigionamento di armi da sparo, da guerra ed esplosivi”.

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