In fuga dalla guerra una mamma ucraina è arrivata a Roma con il figlio di 6 anni, da gennaio però la donna non può vedere il bambino “a causa della mala burocrazia dell’amministrazione capitolina”. A denunciare il caso è il Codacons che segue legalmente la donna: un’odissea quella vissuta dalla mamma che secondo l’associazione “rischia di portare ad un incidente diplomatico dopo la dura presa di posizione dell’Ambasciata d’Ucraina”.
Roma, Codacons: “madre ucraina non può vedere figlio da gennaio, separati dalla mala-burocrazia”
Secondo quanto riferisce il Codacons il bambino che ha 6 anni, “inizialmente affidato alla nonna già residente da anni in Italia, è stato senza preavviso prelevato lo scorso 30 gennaio dai servizi sociali di Roma Capitale a causa delle condizioni di salute della anziana donna, gravemente ammalata”.
Liste d’attesa
“La mamma del piccolo, che era già arrivata a Roma per riprendere il figlio, – prosegue l’associazione – ha chiesto immediatamente al Comune il riaffidamento e di poter vedere il figlio, ma la sua richiesta non è stata ancora accolta dall’amministrazione, che giustifica il ritardo con le lunghe liste d’attesa nella capitale per tale tipo di pratica, informando che ci vorranno ancora alcuni mesi per concludere l’iter della richiesta”.
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Un’odissea appunto per la donna che da 4 mesi non ha possibilità nemmeno di vedere il proprio figlio “con gravi ripercussioni e danni psicologici sia per il bambino peraltro affetto da un grave disturbo che lo rende ancora più vulnerabile, sia per la madre, separati dalle lungaggini burocratiche della pubblica amministrazione” spiega il Codacons in una nota.
La richiesta di chiarimenti
Un caso che – denuncia l’associazione – rischia ora di portare all’incidente diplomatico. Sollecitato dal Codacons, infatti, lo Stato ucraino, attraverso una lettera ufficiale a firma del capo dell’ufficio consolare Maksym Roh, ha chiesto chiarimenti all’Italia e al Comune di Roma, invitando a spiegare “le ragioni dell’impossibilità di riaffidamento del minore a sua madre” e “le ragioni dell’impossibilità degli incontri con suo figlio Ivan”.
Inviato atti alla procura minorile
Il Codacons informa di aver inviato tutti gli atti alla Procura della Repubblica minorile presso il Tribunale di Roma “affinché accerti se, in tale assurdo impedimento, possano celarsi o meno fattispecie penalmente rilevanti – considerato che la Asl di Roma ha definito la mamma pienamente idonea a riavere suo figlio – e perché chi di competenza possa garantire a una mamma già colpita dall’orrore della guerra di poter incontrare suo figlio”.