La tragica morte di un detenuto pakistano, avvenuta per suicidio nella prigione di Regina Coeli, evidenzia nuovamente la grave crisi nel sistema carcerario italiano. Con il 39° caso di suicidio tra i detenuti dall’inizio dell’anno, la Uilpa Polizia Penitenziaria solleva l’allarme sul sovraffollamento, la carenza di personale e la mancanza di assistenza sanitaria nelle carceri italiane, esortando il governo a intervenire con urgenza.
Ennesimo suicidio in carcere
Il recente caso presso il carcere di Regina Coeli mette in evidenza la grave crisi che affligge il sistema carcerario italiano.
Con 39 casi tra i detenuti registrati dall’inizio dell’anno, è chiaro che le carceri italiane sono afflitte da problemi sistematici che richiedono un’azione immediata e decisa da parte delle autorità competenti.
Sovraffollamento e carenza di personale: le cause della crisi
Il sovraffollamento carcerario, che supera il 130%, è uno dei principali fattori che contribuiscono alla crisi. La prigione di Regina Coeli ospita circa 1.140 detenuti, ben al di sopra della sua capacità regolamentare di 628 posti.
Inoltre, c’è una grave carenza di personale della Polizia penitenziaria, con poco più di 300 agenti in servizio, mentre ne servirebbero almeno il doppio. Questa situazione crea un ambiente ostile e pericoloso all’interno delle carceri, aumentando il rischio di incidenti come il suicidio del detenuto pakistano.
L’inerzia politica e la necessità di intervento
Nonostante la gravità della situazione, la politica sembra in gran parte disinteressata alla crisi carceraria secondo la visione dei sindacati.
La Uilpa Polizia Penitenziaria ha lanciato un appello urgente al Ministro della Giustizia e al governo affinché affrontino la crisi carceraria senza precedenti.
Si richiede l’adozione di un decreto-legge per ridurre la densità detentiva, l’assunzione straordinaria di personale penitenziario e riforme strutturali per migliorare le condizioni all’interno delle carceri italiane.