Individuata e smantellata una filiera del falso tra Lazio, Marche e Abruzzo. Maxi sequestro di bijoux della Guardia di Finanza che ha rintracciato anche l’importatore, titolare di un esercizio commerciale a Roma, che è stato denunciato per frode in commercio.
Sono circa 250 mila gli articoli di bigiotteria tra orecchini, bracciali, collane e anelli non sicuri dal valore di circa 65 mila euro sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale di Pescara. Oggetti sprovvisti di packaging adeguato e di informazioni sull’eventuale presenza di materiale tossico del tipo nichel.
Stop fake, sequestrati 250mila articoli bigiotteria: denunciato l’importatore con negozio a Roma
L’attività eseguita in materia di sicurezza prodotti e tutela del Made in Italy, nell’ambito del piano d’azione “Stop fake”, ha permesso di individuare e disarticolare una filiera del falso sull’asse tirreno-adriatico, interrompendo il flusso commerciale tra Lazio, Marche e Abruzzo.
L’indagine
L’indagine è partita due settimane fa da un negozio al dettaglio di Pescara e ha ricostruito la filiera del falso: da Roma, alla provincia di Macerata fino alla vendita a Pescara. Le Fiamme Gialle hanno infatti rintracciato il fornitore della merce sequestrata, un grossista di origini cinesi con sede a Civitanova Marche (Macerata).
Dall’analisi della documentazione contabile i finanzieri sono riusciti a risalire all’importatore, titolare di un esercizio commerciale con sede a Roma, che è stato poi denunciato per frode in commercio, poiché sprovvisto della documentazione afferente i test di laboratorio sui metalli pesanti presenti nei prodotti venduti, nelle percentuali massime previste.
Dispositivo a tutela del Made in Italy e della salute dei consumatori
In merito all’operazione appena conclusa il comandante provinciale, Antonio Caputo, ha evidenziato che “il piano di azione Stop Fake delle Fiamme gialle pescaresi, si inscrive nell’ambito del dispositivo a tutela del Made in Italy e della salute dei consumatori. In questo caso le indagini, partite dal controllo economico del territorio, hanno consentito di mappare le attività delle società locali, quantificandone il rischio di contraffazione. La diagnosi investigativa e il conseguente follow up sul falso destinato al territorio della provincia, hanno portato, quindi, ad intervenire con sopralluoghi nei punti vendita. Da qui la risalita della filiera, che, attraverso l’analisi della documentazione contabile, ha permesso di individuare i canali di approvvigionamento dei beni illegali e gli ulteriori soggetti coinvolti”.