C’è un principio che in occasione della Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile va ricordato e lo si può leggere all’art. 32 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: si riconosce il diritto di ciascun bambino a essere protetto dallo sfruttamento economico e da qualsiasi lavoro pericoloso.
Ma oggi in Italia si stima che circa 58mila minorenni tra i 14-15 anni siano stati coinvolti in attività lavorative dannose per i percorsi scolastici e per il benessere psicofisico. Ma non solo. Il lavoro precoce in Italia sembra riguardare, in modalità diverse, 336mila minorenni in un’età compresa tra i 7 e i 15 anni. È Save the Children, in queste ore, a rilanciare l’allarme diramando tali dati, frutto di una rilevazione nazionale eseguita nel 2023, che delineano un’immagine a dir poco sconcertante.
«Nel mondo il fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile ha numeri e intensità allarmanti – dice Antonella Inverno di Save the Children – ma questo è un fenomeno presente anche in Italia, dove si stima che circa 336mila minorenni tra i 7 e i 15 anni abbiamo avuto esperienze di lavoro minorile. Questo incide profondamente sui loro percorsi di studio, di istruzione e anche di crescita.»
Troppe ore sulle spalle di un minore che deve imparare con la scusa di essere piccolo, in particolare nel mondo della ristorazione e la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali, nelle attività in campagna, in cantiere, e, non da ultimo, anche nelle nuove forme di lavoro online, come la realizzazione di contenuti per social o videogiochi.