Ogni relazione ha il proprio equilibrio e anche la stessa natura delle relazioni varia da persona a persona. Ma cosa succede nel momento in cui la relazione è – o diventa – ambigua e in particolare asimmetrica? E quali rischi corrono le coppie e i partner quando una relazione diventa malata? Il tema, al centro del Convegno Nazionale dal titolo “Relazioni distruttive: aspetti clinici, terapeutici e criminologici” tenutosi presso la Camera dei Deputati, è drammaticamente di attualità in un paese che ormai ogni giorno registra casi di violenza di genere o addirittura femminicidi, estrema conseguenza di una relazione difficile.
«Molto spesso – dice ai microfoni di Radio Roma l’avvocato Elisabetta Rampelli – coloro che hanno bisogno non riconoscono il disagio in cui vivono, molto spesso si lacerano in situazioni proprio perché non vogliono parlare, perché non vogliono diffondere e perché in realtà non sanno come comportarsi.»
Spesso, dietro queste relazioni, ci si ritrova a vivere una violenza fisica e psicologica, una dipendenza affettiva ed emotiva difficile da riconoscere, ma necessariamente da prevenire conoscendo le rispettive modalità con cui uscirne, ma soprattutto formando gli operatori che per primi vengono a contatto con queste realtà così da essere in grado di indirizzare correttamente coloro che hanno bisogno.
Relazioni distruttive, il Convegno presso la Camera dei Deputati
È importante, quindi, prevenire, conoscere e riconoscere una relazione tossica con le rispettive modalità con cui uscirne, ma soprattutto è importante formare gli operatori che per primi vengono a contatto con queste realtà.
Il Convegno, organizzato e moderato dal giornalista Ovidio Martucci, ha visto l’intervento di oltre 15 relatori provenienti da tutta Italia ed è stato coordinato da Marina De Rose, referente per gli eventi culturali di Anthea Group Milano, che ha ricordato come tale occasione sia servita anche per riflettere su alcune proposte di legge che il gruppo in questione vuole avanzare. Si è parlato, per l’appunto, della proposta di reintroduzione del reato di plagio, ossia quel reato che puniva chiunque assoggettasse una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di dipendenza.
«Per quanto riguarda il reato di plagio – ha detto la dr.ssa Cinzia Mammoliti, Criminologa – l’essere venuto a mancare nel 1981, dichiarato incostituzionale, ha creato una serie di problematiche molto serie e molto importanti riguardo alla tutela della violenza psicologica, una forma di violenza che non è normata in Italia a differenza di altri paesi europei. Sarebbe anche il caso di sensibilizzare l’opinione pubblica alla reintroduzione, rielaborandolo, di un reato che è venuto a mancare lasciando un grande vuoto legislativo.»