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Campioni in cattedra contro il bullismo: il progetto parte da Roma

È la missione che ha intrapreso da anni Luca Massaccesi, ex campione italiano di taekwondo e vincitore di una medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, quando era capitano della nazionale. Quasi trent’anni fa, ha abbandonato il tatami, ma mai la passione per lo sport. Dopo il ritiro, ha iniziato a sensibilizzare su temi come bullismo e cyberbullismo, parlando della sua esperienza come atleta. Inizialmente, ha condotto una serie di incontri nelle scuole, affiancato da altri campioni, per poi concentrare i suoi sforzi nella creazione dell’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e il Disagio Giovanile.

Bullismo e disagio sociale, nasce “Campioni di Vita”

Adesso, il progetto si espande ulteriormente con la nascita di “Campioni di Vita” all’interno dell’”Accademia dei Campioni”. Questa iniziativa mira a formare gli studenti degli istituti secondari di primo e secondo grado, promuovendo uno stile di vita sano e modelli comportamentali positivi ispirati al mondo sportivo. Creato dall’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e il Disagio Giovanile in collaborazione con Gestione Cittadella Srl e OPES aps, il progetto è stato presentato a Roma, nella sala Koch del Senato. La Capitale e la Regione Lazio sono il cuore dell’iniziativa, con il coinvolgimento di Cristina Costarelli, presidente ANP del Lazio, e la prossima presentazione nella sede della Regione.

Campioni olimpici e paralimpici saliranno in cattedra per una serie di lezioni su comunicazione, consapevolezza di sé, bullismo e cyberbullismo. Circa 100.000 ragazzi e ragazze seguiranno le lezioni tramite una piattaforma e-learning, permettendo al progetto di superare i confini geografici e fisici per raggiungere il maggior numero possibile di persone. «Saranno lezioni di circa un’ora in cui i campioni parleranno della propria esperienza: forza, coraggio, passione, obiettivi e amore per lo sport, oltre al rispetto delle regole e al sacrificio. Poi verranno forniti dati e consigli su disagio giovanile, bullismo, cyberbullismo, revenge porn e hikikomori. Argomenti che possono fare la differenza se non si conoscono a fondo», spiega Luca Massaccesi.

Questo impegno è essenziale in un periodo in cui i dati sul disagio giovanile in Italia sono in costante peggioramento. Otto ragazzi su dieci tra i 14 e i 18 anni hanno sperimentato forme di disagio emotivo, che nel 15% dei casi è sfociato in autolesionismo. Negli ultimi sei anni, all’ospedale Bambino Gesù di Roma, il numero degli accessi al pronto soccorso per gesti autolesionistici è decuplicato. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione colpisce quasi un ragazzo su dieci. «La situazione è grave – dice ancora Luca Massaccesi – il bullismo non è solo una presa in giro, anche se questa può essere devastante per un giovane, ma si tratta anche di situazioni profondamente preoccupanti. Il fenomeno è peggiorato con l’uso crescente dei social da parte dei ragazzi».

In questo contesto, lo sport può agire come una medicina e un argine al dilagare del problema. «Sì, lo sport può essere una soluzione – conclude Massaccesi – perché ti spinge a confrontarti non solo con gli altri, ma soprattutto con te stesso. Ti aiuta a riconoscere le emozioni, prevenendo reazioni istintive. Lo sport fornisce gli strumenti per diventare una persona completa».

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