Da un convegno della Uiltucs sulla parità salariale, che si è svolto a Perugia è emerso che tra uomo e donna, la disparità retributiva va dal 4 al 15 per cento. “Questa disparità – ha detto il segretario generale Uiltucs Paolo Andreani – è una piaga soprattutto nel settore terziario”
“La minore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro aumenta il gender gap e la disparità salariale, già forte. Per questo il nostro obiettivo è lavorare per ridurre una condizione che va addirittura contro la Costituzione”.
Questo il messaggio che è stato lanciato dal convegno, organizzato a Perugia dalla Uiltucs Umbria, con il titolo ‘Retribuzioni – chi paga il gap?’, sul tema del divario salariale tra uomo e donna.
Si è parlato dell’inquadramento generale della situazione italiana, sul fronte normativo, con la Costituzione che segna paletti e regole che però non vengono rispettate, e poi anche delle direttive europee, che hanno avuto un profondo cambio di prospettiva passando da un approccio di tutela ad uno di prevenzione delle discriminazioni di genere.
Tanti i soggetti coinvolti, per dibattere su questo tema che purtroppo è tristemente ancora troppo attuale.
Tra questi anche il segretario generale Uiltucs Nazionale, Paolo Andreani.
“C’è una cultura patriarcale – ha riferito il segretario generale Andreani – con uomini nel business, dove si decide. Le donne spesso nello staff, o in ambiti diversi. Man mano che si scende, il terreno è ancora più problematico. Si deve intervenire sugli orari di lavoro e sulle retribuzioni delle aziende”.
“La differenza retributiva – ha spiegato Paolo Andreani – è forte e va dal 4 al 15 per cento. Il lavoro femminile si concentra sul part time e sulla flessibilità e si crea una differenza abissale. Possiamo intervenire sia a livello legislativo che con i contratti di lavoro. Noi ci occupiamo di contratti e abbiamo istituito una figura che si chiama la garante di genere, dove facciamo le verifiche giuste per vedere se c’è il pagamento delle giuste retribuzioni”.
“Questa disparita– ha sottolineato Paolo Andreani – è una piaga soprattutto nel settore terziario dove lavorano nove milioni di lavoratori dipendenti e c’è una quota di lavoro femminile molto rilevante. C’è un gap retributivo che mediamente si attesta oltre il 5% ed esiste una condizione per quantità di ore lavorate, per tipologia di rapporto di lavoro e per flessibilità del rapporto di lavoro, che penalizza la donna”.
“Retribuzioni che siano eque – ha aggiunto Andreani – retribuzioni che siano stabili, e condizioni di lavoro che possano consentire di avere una pari opportunità, è un nostro obiettivo”.
“Tra gli obiettivi del sindacato – ha concluso Paolo Andreani – ci sono: il salario, le pari opportunità e la sicurezza nei luoghi di lavoro”.
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