Un’indagine Ipsos rivela che l’81% degli italiani è contrario al ritorno dell’energia nucleare, evidenziando preoccupazioni su costi, rischi e tempi di ritorno sull’investimento.
Il governo Meloni vuole un ritorno dell’Italia al nucleare. Diversi ministri e la stessa premier da tempo sottolineano che l’esecutivo intende tracciare la traiettoria per l’introduzione nel mix energetico italiano del futuro dell’energia nucleare prodotta da sistemi innovativi, i cosiddetti “Small Modular Reactor”, cioè reattori nucleari piccoli e modulari. Ma gli italiani sono d’accordo con il governo? No.
A dirlo è l’ultima indagine di Ipsos condotta per Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club e intitolata “Gli italiani e l’energia” che fotografa – tra le altre cose – l’avversione degli italiani nei confronti del nucleare.
Gli italiani dicono no al nucleare
Secondo il sondaggio, l’81% degli italiani è contrario alla tecnologia nucleare che il governo vorrebbe reintrodurre nel mix energetico.
Un’avversione influenzata dalla percezione dei rischi associati e dai costi nascosti, che trova riscontro nella posizione dei cittadini riguardo alla distanza minima di un impianto nucleare dalle proprie abitazioni: il 41% lo rifiuterebbe in ogni circostanza.
L’effetto Nimby è evidente anche tra chi è disposto a considerare un ritorno all’energia nucleare: solo il 18% accetterebbe un impianto a non meno di dieci chilometri da casa, mentre il 20% si oppone categoricamente. A completare il quadro sui dati relativi al nucleare c’è la percezione dei tempi di ritorno sull’investimento: per il 43% degli intervistati, i benefici si vedranno tra almeno 20 anni, o addirittura mai, a causa dei costi ritenuti incalcolabili per la produzione di questa energia.
Kyoto Club: “Italiani confermano contrarietà al nucleare”
“È abbastanza impressionante il dato sulle opinioni dei cittadini sul nucleare”, ha detto Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club.
“Dopo mesi di campagna martellante sui media e social di qualche grande azienda e di una parte importante della politica, tesa a promuovere il ‘ritorno’ del nucleare nel nostro Paese, i nostri concittadini confermano la loro contrarietà, e anzi risulta aumentata la percentuale di coloro che non la considerano un’opzione valida. D’altronde basterebbe vedere i costi delle ultime centrali nucleari in costruzione in Europa (da Flamanville in Francia a quella di Hinkley Point nel Regno Unito) per rendersi conto che il nucleare, oltre a portare con sé gli storici problemi di pericolosità e di incapacità di smaltimento delle scorie, sarebbe anche antieconomico. Già con il referendum abrogativo del 2011 salvammo l’Enel da un’avventura che l’avrebbe messa in ginocchio, come è successo ai cugini francesi che sono falliti e poi salvati dallo Stato, il quale deve anche difendere la sua ‘force de frappe’. Per fortuna gli italiani non si fanno incantare da sirene nucleariste e giustamente puntano sulle rinnovabili”, ha aggiunto Ferrante.
Legambiente: “Il nucleare è morto. Il governo ne prenda atto”
“Il contributo sempre più residuale dell’atomo per produrre elettricità nei prossimi decenni nel mondo è dovuto ai costi esorbitanti di questa tecnologia, sempre maggiori a quelle delle rinnovabili in tutti i continenti, come risulta chiaramente nei rapporti di una fonte non ambientalista come l’Agenzia Internazionale dell’Energia”, ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
“Le imprese nel mondo – ha poi aggiunto – stanno investendo quasi esclusivamente in impianti a fonti pulite: lo scorso anno, secondo i dati di IRENA, in tutto il mondo, gli impianti a fonti rinnovabili hanno rappresentato l’86% della nuova potenza installata per produrre elettricità, mentre quelli a fonti fossili e gli impianti nucleari hanno contribuito solo per il 14%. Basterebbero questi pochi dati per non riaprire in Italia una discussione che pensavamo di aver chiuso, per ben due volte, con il voto referendario del 1987 e 2011. Il nucleare è morto, e non siamo stati noi ambientalisti ad ucciderlo, ma un killer insospettabile: il libero mercato. Ne prenda atto il governo italiano”.
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