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Gabii, verso la rinascita del Lago di Castiglione

L’annuncio di Nicola Franco, presidente del Municipio Roma VI Le Torri: in arrivo dal governo nove milioni di euro in due anni. La storia dal Neolitico a oggi: ecco cosa è successo in quest’area.

Oggi è un cratere, ma nell’antichità era un lago e, soprattutto, un ecosistema preziosissimo. Presto, però, potrebbe rinascere. Il Lago di Castiglione, a ridosso dell’area archeologica di Gabii, sarà oggetto di un’importante opera di rinaturalizzazione del suo reticolo idrografico. Lo ha annunciato il presidente del VI Municipio Le Torri di Roma, Nicola Franco.

Grazie ad una proposta di Fabio Rampelli, parlamentare del nostro territorio, che ha raccolta la memoria della Giunta municipale del novembre 2023, sono stati inseriti nella Finanziaria, dal governo Meloni, 9 milioni di euro in due anni. È la svolta definitiva per il nostro territorio. L’antico lago di Gabii-Castiglione ritornerà in vita e diventerà un grande parco naturalistico, con un importante ecosistema ricco di flora e fauna” – ha spiegato Nicola Franco – “Un valore fondamentale che si andrà ad aggiungere all’immenso patrimonio archeologico del sito di Gabii, portando turismo e ricchezza al nostro territorio. Da ‘Terra dei Fuochi’ e dei rifiuti, il Municipio Roma VI cambia il suo destino in terra ricca di cultura, storia e bellezze naturali. Abbiamo sempre creduto che cambiare il destino di questo territorio era possibile. Giorno dopo giorno, ci stiamo riuscendo“.

L’attuale Cratere di Castiglione si trova a ridosso dell’area archeologica di Gabii, città più antica di Roma poi conquistata proprio dai romani. Tra le due città, nell’antichità, ci furono importanti legami di vario tipo e l’area archeologica rappresenta oggi una risorsa del territorio del VI Municipio lungo la via Prenstina. Siamo nella zona settentrionale del distretto vulcanico dei Colli Albani, ed il Cratere di Castiglione presenta caratteristiche molto particolari: forma circolare, circa 1,3 km di diametro, altitudine massima di 100 metri (ad Est) ed erosione nel lato di Sud-Ovest. Al suo interno, c’è un’area pianeggiante, con circa 44 metri di altezza e un chilometro di diametro, formata da sedimenti lacustri.

Questa zona è importantissima non solo dal punto di vista storico e archeologico. Abitata sin dal Neolitico, ha vissuto il massimo sviluppo ai tempi della città di Gabii, fondata in tempi ancora incerti ma sicuramente molto prima del 753 a.C., anno della fondazione di Roma. Analizzare questa zona, tuttavia, è importante non solo per storici e archeologi, ma anche per geologi e climatologi.

Il Cratere di Castiglione, come spiega anche l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), si era infatti trasformato in un lago in seguito ad un’attività vulcanica freatomagmatica. In pratica, l’interazione tra il magma e l’acqua sotterranea della falda freatica aveva prodotto esplosioni (all’incirca tra 400mila e 300mila anni fa), determinando la forma quasi del tutto circolare del Cratere e producendo una deposizione di sedimenti tipici di una deposizione associata a nubi piroclastiche molto diluite (per via dell’alto rapporto acqua/magma).

La forma di quel cratere, poi, ha favorito la nascita del lago, dal momento che ospita un fondo depresso rispetto al piano di campagna circostante. La caldera residua, infatti, si è riempita di acqua della falda freatica, formando così un lago nel fondo della cavità. Questo processo, che determina la nascita delle strutture che in geologia sono note con il nome tedesco di Maar, è lo stesso che è avvenuto con la formazione di altri laghi del Lazio (Albano, Nemi, Monterosi e Martignano) o di quello di Monticchio in Basilicata.

Il Lago di Castiglione è esistito fino al XVII secolo, quando poi i proprietari decisero di prosciugarlo per sfruttarne i terreni a scopo agricolo. Nei primi decenni del XIX secolo, poi, furono portate avanti diverse opere di bonifica per contrastare la diffusione della malaria, che a quei tempi, nella campagna romana, dilagava e costituiva un terribile problema di salute pubblica. Negli scorsi decenni, invece, l’area è diventata di importante interesse scientifico per via dei sedimenti lacustri all’interno del Cratere. Geologi e climatologi si sono infatti concentrati sullo studio dei pollini, per capire l’evoluzione del paesaggio circostante, e degli ostracodi (microcrostacei dotati di due valve calcaree), ritenuti ottimi indicatori paleoambientali. In attesa di rendere l’area ancora più ricca dal punto di vista naturalistico, di certo è innegabile che inalando ogni centimetro cubo di aria, da queste parti, faccia respirare la storia fino ai tempi più remoti.

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