Babbi Natale di cioccolata e altri dolci tipici potrebbero diventare un bene di lusso. Il cacao ha raggiunto prezzi stellari: oltre 12mila dollari a tonnellata. Ma di chi è la colpa?
Brutte notizie per gli amanti della cioccolata. I pupazzetti di cioccolata che a Natale riempiono gli scaffali dei supermercati potrebbero diventare un bene di lusso già dal prossimo anno.
Da cibo goloso e ingrediente “principe” dei dolci a risorsa rara e costosa, il cacao ha subito un aumento di prezzo impressionante dall’inizio del 2024. Il costo è salito oltre il 200%, rendendo il cacao una delle materie agricole volatili più costose. Ma di chi è la colpa?
Le ragioni sono diverse, ma collegate. A contribuire all’aumento di prezzo è stata una combinazione di fattori climatici, deficit di produzione e politiche globali. Tutto questo ha portato il prezzo del cacao a quasi 12mila dollari a tonnellata, una cifra incredibilmente alta determinata dall’incertezza sulla materia.
Infatti, le scorte di cacao di produttori e commercianti sono scese ai minimi storici: intorno al 27% del consumo rispetto al 40-50% del consumo annuo del passato. Come spiegato dalla rivista Il Salvagente, questa impennata è dovuta al deficit produttivo nei paesi dell’Africa occidentale: “In Ghana, la produzione è diminuita di quasi il 50%, mentre in Costa d’Avorio il calo ha raggiunto il 30% (e i due paesi rappresentano il 70% della produzione mondiale di cacao)”.
A contribuire a questo calo di produzione ci sono stati fattori determinati dal cambiamento climatico: siccità e forti piogge hanno fatto ammalare le piante di cacao e abbandonare molte fattorie.
Questo aumento di prezzo potrebbe sembrare vantaggioso per gli agricoltori che, nonostante la diminuzione dell’offerta, trarrebbero ugualmente profitto dal commercio di cacao. Anche perché la domanda continua a crescere, visto il nuovo interesse per l’ingrediente da parte delle popolazioni asiatiche. In realtà non è affatto così.
Come ha spiegato Fairtrade al Salvagente: “In Ghana e Costa d’Avorio, il prezzo della materia prima è imposto dal governo e non è legato direttamente al prezzo che si decide in borsa. Ai contadini arriva un prezzo ancora più basso, sempre stabilito dal governo. Le attuali quotazioni in borsa seguono, di fatto, delle dinamiche speculative che probabilmente si rifletteranno sui prezzi dei prodotti”. Ancora una volta, quindi, a pagare il prezzo più alto sono le fasce più deboli della filiera.
Ecco quindi che un Babbo Natale di cioccolata arriva tra gli scaffali del supermercato a prezzi stellari. Anche perché i pupazzetti tanto amati durante le festività natalizie sono sempre meno. In Germania, tra i maggiori produttori degli omini di cacao, si è registrato un calo progressivo negli anni: da 170 milioni di unità nel 2022 a 164 milioni di pezzi sul mercato quest’anno.
Il rischio, poi, è di essere vittima anche della tanto controversa shrinkflation. Alla crescita del prezzo, potrebbe infatti corrispondere un dimagrimento dei pupazzi di cioccolata. Una pratica sempre più adottata dai produttori ma dai cui alcuni Paesi si stanno mettendo al riparo. La Francia, ad esempio, ha adottato i bollini contro il rincaro occulto.
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