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Allarme aviaria: “Il virus è mutato nel paziente ricoverato in gravi condizioni”

L’annuncio dei CDC, che però predicano calma: ecco perché la situazione, al momento, si fa più preoccupante ma non sarebbe catastrofica.

L’allarme sull’influenza aviaria H5N1 negli Stati Uniti si fa ancora più grave. Il virus, infatti, è mutato all’interno di un paziente della Louisiana, ricoverato in ospedale in quello che è il primo caso accertato di malattia grave in tutti gli Usa. Lo confermano i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Center for Disease Control and Prevention, CDC).

Allarme mutazioni

Gli esperti sanitari statunitensi si dicono molto preoccupati, perché le mutazioni possono consentire al virus dell’aviaria di legarsi meglio ai recettori nelle vie aeree superiori degli esseri umani. Questo potrebbe far sì non solo che le infezioni nell’uomo siano più facili e con malattie più gravi come conseguenza, ma anche che il virus possa trasmettersi tra gli esseri umani. Tuttavia, questa ultima ipotesi viene ancora considerata abbastanza remota.

L’evoluzione del virus

Il paragone fatto dall’infettivologo Michael Osterholm, dell’Università del Minnesota, riguarda una serratura e una chiave: il virus ha bisogno di una chiave che faccia girare la serratura per entrare in una cellula, e le mutazioni servono proprior a trovare una chiave che possa funzionare. La situazione attuale, a detta degli esperti sanitari statunitensi, è “preoccupante ma non motivo di allarme“. Osterholm ha infatti spiegato: “Al momento, ciò che è accaduto in Louisiana è una chiave che sta nella serratura, ma non apre la porta“.

Aviaria, un solo caso grave su oltre 60

Finora, sono stati oltre 60 i casi accertati di aviaria nell’uomo in tutti gli Stati Uniti (anche se l’epidemia sta dilagando nelle altre specie, non solo uccelli ma anche bovini e felini). Per la maggior parte, i sintomi sono stati lievi e hanno riguardato persone che hanno lavorato in fattorie dove vengono allevati pollame e mucche per il latte. Dell’uomo ricoverato in Louisiana, l’unico con sintomi respiratori particolarmente gravi, si sa solo che era entrato in contatto con uccelli malati e morti nel suo allevamento da cortile, che ha più di 65 anni e che ha alcune patologie pregresse (anche se non è noto di quali si tratti). Inoltre, è stato reso noto che le mutazioni rilevate sono avvenute successivamente all’infezione, mentre l’uomo era già ricoverato in ospedale. Al momento, spiegano i CDC, non sono state accertate trasmissioni del virus dal paziente della Louisiana ad altre persone.

Aviaria, quale grado di rischio?

I CDC hanno anche aggiunto che le recenti scoperte sulle mutazioni sono preoccupanti, in particolar modo per le persone più esposte (coloro che lavorano in allevamenti di pollame e mucche da latte), ma che per il pubblico in generale il rischio “non è cambiato e rimane basso“.
Restano da capire, però, le implicazioni legate alla mutazione del virus nel paziente della Louisiana riguardo all’epidemia in generale. Quanto dobbiamo preoccuparci? Gli esperti minimizzano, spiegando che sebbene i virus A come l’H5N1 siano in grado di mutare durante il decorso clinico di un’infezione dell’uomo, la situazione sarebbe decisamente più grave e preoccupante se quelle mutazioni venissero riscontrate negli ospiti animali o nelle fasi iniziali (i primi giorni dall’insorgenza dei sintomi) dell’infezione. Al momento, invece, nelle sequenze del virus presente nei campioni di pollame allevati dal paziente della Louisiana, non sono state riscontrate mutazioni a bassa frequenza nel gene dell’emoagglutinina, quelle che indicano una significativa evoluzione del virus.
L’attenzione resta comunque altissima, anche perché da tempo le autorità sanitarie statunitensi monitorano l’epidemia nel timore che la situazione possa peggiorare.

Il rischio e i vaccini

Va poi sottolineato che il virus riscontrato nel paziente della Louisiana appare strettamente correlato a quelli candidati che i produttori di vaccini hanno a disposizione per crearne uno specifico contro l’influenza aviaria. La vera preoccupazione, per gli esperti sanitari statunitensi, è la diffusione del virus. I casi iniziano ad essere un numero consistente, e la circolazione del virus potrebbe anche aumentare la proporzione dell’epidemia (in una recente intervista a TeleAmbiente, il giornalista e scrittore David Quammen, dopo aver parlato con i massimi esperti al mondo, aveva spiegato che è proprio il virus dell’influenza aviaria, tra quelli attualmente circolanti in tutto il mondo, ad avere il maggior potenziale pandemico).
L’aviaria continua a circolare tra le persone e questo offre al virus maggiori opportunità di evoluzione e adattamento all’organismo umano. Il timore, tra l’altro, nel periodo dell’influenza stagionale, è che i due virus vengano a contatto scambiandosi i geni. “Se ci sono tutte queste persone che vengono infettate, ciò offre molte opportunità al virus di adattarsi meglio” – ha spiegato Angela Rasmussen, virologa dell’Università canadese del Saskatchewan – “Per diventare trasmissibile da uomo a uomo, il virus deve essere in grado non solo di legarsi alle cellule umane e di entrarvi, ma anche di replicarsi e rilasciare nuovi virus una volta entrato. L’unico modo abbastanza efficace per ridurre il numero di infezioni umane sarebbe di vaccinare le persone maggiormente a rischio di esposizione, come chi lavora negli allevamenti e nelle fattorie o negli zoo, santuari o rifugi che ospitano uccelli o felini“.

L’articolo Allarme aviaria: “Il virus è mutato nel paziente ricoverato in gravi condizioni” proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.

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