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Luigi Calamatta non ha fortuna nella sua Civitavecchia

CIVITAVECCHIA – Sono trascorsi centoquarantatre anni da quel 7 gennaio 1882 quando il Consiglio comunale di Civitavecchia deliberò l’accettazione della donazione al Comune da parte del colonnello Alessandro Cialdi, dei libri e delle incisioni di sua proprietà. È la famosa collezione delle stampe del Calamatta e dei suoi allievi. Già nel 1874 Raffaello Ojetti, in appendice al suo volume “Luigi Calamatta incisore” (prima biografia del grande artista civitavecchiese) pubblicava il “Catalogo della completa collezione di stampe disegnate ed incise dall’illustre professore Luigi Calamatta di Civitavecchia, raccolta e posseduta in Roma dal Comm.re Alessandro Cialdi”, in cui elencava 116 opere, fra incisioni, maniera nera ed acqua tinta, disegni, litografie e fotografie. Alessandro Cialdi moriva a Roma il 26 giugno 1882 e la notizia impressionò in modo particolare la Città, che perdeva uno dei suoi figli più insigni. La salma del Cialdi venne traslata nel cimitero cittadino il 23 marzo del 1885, primo illustre personaggio seppellito nel Famedio, il luogo dove si era deciso di seppellire i civitavecchiesi eminenti. Pochi mesi dopo, vennero a fargli compagnia le ceneri del suo grande amico Luigi Calamatta, provenienti da Milano dove l’incisore si era spento l’8 marzo 1869. Giunta e Consiglio comunale decisero d’intitolare al Cialdi la Biblioteca cittadina in cui fu approntata l’esposizione permanente delle incisioni calamattiane, perché in difetto di ciò, da disposizioni testamentarie del Cialdi, tutto il materiale sarebbe dovuto passare alla città di Corneto Tarquinia, luogo di origine della Famiglia Cialdi. Iniziò così il girovagare per Civitavecchia di queste incisioni, che trovarono una prima collocazione nella sede comunale, poi nel Museo civico, poi al Teatro Traiano, di nuovo nel Museo civico dove furono salvate dalle bombe anglo-americane da Salvatore (nomen omen) Bastianelli. Scrivo questo articolo sfogliando l’opuscolo “Collezione comunale delle incisioni di Luigi Calamatta” stampato nel 1951 per il 150° anniversario della nascita dell’incisore. Fu curato dal Bastianelli che appuntava settantaquattro anni fa: “Portata in salvo nell’anno 1943, all’inizio dei bombardamenti aerei, attende ora, dopo l’attuale collocazione provvisoria, di essere permanentemente esposta all’ammirazione del pubblico nella nuova sede che dovrà esserle quanto prima apprestata”. Ripeto: eravamo nel 1951 quando queste parole furono scritte. Oggi siamo nel 2025, il busto del Calamatta al Viale collassa per l’incuria ultradecennale, quello al Cimitero è in condizioni pessime e la Collezione Cialdi attende ancora una sede degna e definitiva. Non si può certo dire che a Civitavecchia Luigi Calamatta abbia avuto fortuna. Confidiamo che l’ultimo ed avverso episodio connesso all’artista accenda un moto d’orgoglio nella Comunità e nell’Amministrazione comunale e finalmente Luigi Calamatta possa ricevere il meritato e degno riconoscimento da parte della sua Città. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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