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Alcol, la possibile etichetta sui rischi di cancro negli Stati Uniti

Se la proposta di mettere in etichetta il rischio di cancro legato al consumo di alcol fosse tradotta in realtà, comporterebbe un terremoto nell’export di alcolici.

Che si tratti di vino, birra o superalcolici poco cambia; Il capo della sanità statunitense, Vivek Murthy, ha proposto di mettere nero su bianco il legame tra consumo di alcol e cancro, così come da tempo si fa anche in Europa sui pacchetti di sigarette. Gli States valutano anche di restringere i limiti che regolamentano il consumo di alcolici nel Paese. “La maggioranza degli americano ignora questo rischio” ha dichiarato Murthy.

Le avvertenze sulle confezioni di alcolici, al momento informano solo sui rischi corsi dalle donne incinte (di sviluppare dei feti con malformazioni) e da chi deve mettersi alla guida di veicoli o utilizzare dei macchinari. Negli Stati Uniti oltre 13mila morti sono causate ogni anno dalla guida in stato in ebrezza. Ma molte di più sono legate a tumori causati dall’alcol, almeno 100mila ogni anno. Dopo obesità e tabacco l’alcol è la terza causa prevenibile di morti per cancro.

L’organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha da tempo certificato che “L’alcol è un cancerogeno di gruppo 1 (con evidenze sufficienti sul fatto che causa il cancro negli esseri umani) così come classificato dal 1988 dalla IARC e l’evidenza scientifica consolidata negli ultimi trent’anni ha costituito parte non marginale della Risoluzione del Parlamento europeo che ha lanciato, il 16 febbraio 2022, il Piano europeo contro il cancro, acquisendo l’evidenza che non esistono quantità sicure di consumo alcolico.”

Le evidenze scientifiche contrastano però con il sentire comune che in Europa vede la stragrande maggioranza dei cittadini considerare l’alcol come innocuo, se consumato con moderazione. Lo stesso governo italiano si è pronunciato contro le affermazioni del mondo scientifico fino ad affermare che i tanti centenari vantati dal nostro Paese sono indice della bontà dell’alcol se consumato con moderazione, come avviene nelle diete seguite spesso dai centenari. Interpellato sull’argomento il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva affermato: “L‘uso moderato fa bene, basta con le bufale“. Secondo la scienza però, è il caso di ribadirlo, non esiste una soglia di consumo sotto la quale non ci sia il rischio di aumentare la probabilità di sviluppare la malattia.

Sono sette i tumori legati al consumo di alcolici: tumore alla bocca, alla gola, alla laringe, al seno, al colon, al fegato e all’esofago.

La parola passa adesso al Congresso degli Stati Uniti che può modificare le informazioni apposte su bottiglie e lattine. Intanto in borsa sono già crollati i titoli di molte aziende produttrici.

Intanto cresce il mercato dei vini dealcolati; + 6% in Germania e +16% negli Stati Uniti.

Il mercato sembra volersi allineare alla tendenza che vede ridursi il consumo di alcolici a favore di formule analcoliche o con gradazioni più basse. Anche in Italia è stata da poco approvata la produzione di vino dealcolato. Nonostante le iniziali resistenze del governo, il Ministro Lollobrigida aveva affermato che non si trattava di vino, è arrivata l’autorizzazione per le bevande con un tasso alcolemico inferiore a 0,5 gradi ad essere definite vino. i vini parzialmente dealcolati hanno invece una gradazione non superiore agli 8,5 gradi. Il divieto di dealcolazione permane per vini Igp, Dop, Doc e Docg. Una novità che arriva nel momento in cui l’entrata in vigore delle nuove norme del Codice della strada ha inasprito le pene per chi viene sorpreso al volante con un tasso alcolemico più basso rispetto a quanto prima consentito.

Recenti sondaggi hanno svelato che il 36% degli italiani vorrebbe provare queste bevande. Molti potrebbero essere indotti a consumare per la prima volta vini senza alcol quando sanno di doversi mettere al volante.

L’articolo Alcol, la possibile etichetta sui rischi di cancro negli Stati Uniti proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.

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