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In Italia mancano i dati sul TFA, il PFAS più presente sul pianeta. La denuncia di Greenpeace

Il TFA, una molecola del gruppo PFAS, è tra le più diffuse nell’ambiente a livello globale. Il nuovo report di Greenpeace denuncia l’assenza di dati pubblici sulla contaminazione in Italia

In Italia non esistono dati pubblici sulla possibile contaminazione da TFA (acido trifluoroacetico), una molecola a catena ultracorta del gruppo PFAS particolarmente persistente. Lo spiega Greenpeace nel suo nuovo report sulla sostanza inquinante diffusa in tutto il Pianeta.

La molecola può essere sintetizzata artificialmente o derivare dalla degradazione di circa duemila PFAS come alcuni gas refrigeranti fluorurati (ad esempio HFCs e HFOs), polimeri fluorurati, pesticidi, farmaci e schiume antincendio.

A lanciare l’allarme sulla presenza di questa specifica tipologia di “inquinanti eterni” è anche la Rete europea di azione sui pesticidi (PAN Europe), le cui indagini hanno dimostrato l’abbondante presenza del TFA nelle acque superficiali. Secondo le loro analisi, il PFAS è stato rilevato in concentrazioni tra 370 e 3.300 nanogrammi per litro nelle acque superficiali e di falda di dieci nazioni europee.

Nel corso degli anni molte ricerche hanno rilevato le sostanze per-e polifluoroalchiliche nell’ambiente e nell’organismo umano. I composti chimici sono stati trovati nelle acque, nel terreno, nel cibo, nel sangue e nelle urine. Per quanto riguarda il TFA di recente ne è stata accertata la presenza in dieci marchi di acqua minerale e di sorgente venduti in Europa. L’acido trifluoroacetico è stato trovato anche in succhi e puree di frutta, nella birra, nel tè e in numerose specie vegetali, oltre che nella polvere domestica e nell’organismo.  Le concentrazioni di TFA nelle urine e nel sangue erano paragonabili a quelle dei PFAS a catena più lunga, più studiati e noti per essere bioaccumulabili.

La preoccupazione espressa da Greenpeace richiama quanto già evidenziato per gli altri PFAS. Fino a qualche anno fa non c’erano dati esaustivi su questo gruppo di sostanze chimiche che si sono rivelate pericolose per l’uomo, oltre che per l’ambiente. I cosiddetti inquinanti eterni, infatti, essendo interferenti endocrini possono causare problemi di fertilità, alcune forme di cancro e favorire alti livelli di colesterolo.

Una storia che potrebbe ripetersi con i TFA, una molecola alla quale si è costantemente esposti e che può essere incorporata in molecole biologiche come le proteine e causare danni al fegato ed essere trasmessa facilmente al feto attraverso la placenta. Per il momento, gli unici dati disponibili sull’inquinamento da TFA in Italia sono quelli di ARPA Veneto in merito ai monitoraggi sulla presenza di PFAS nelle falde acquifere al di sotto dell’industria farmaceutica FIS di Montecchio Maggiore (VI). Queste analisi hanno registrato concentrazioni superiori ai 100 mila nanogrammi per litro.

“Mentre gli scienziati trovano il TFA ovunque lo cerchino e, parallelamente, emergono prove inconfutabili circa la contaminazione irreversibile che origina e la continua esposizione degli esseri umani, in Italia non sappiamo quanto sia ampia la diffusione di questa pericolosa sostanza”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “A causa della contaminazione da PFAS e delle insufficienti risposte della politica, le persone che nel nostro Paese vivono nelle zone più esposte al rischio stanno già pagando un prezzo elevato. Quando il governo Meloni e i ministeri competenti intenderanno attivare controlli e misure urgenti per tutelare l’ambiente e la nostra salute?”.

Questa molecola, già ampiamente presente negli ecosistemi e che si accumula nell’organismo, andrebbe messa al bando come tutte le altre molecole del gruppo PFAS prima che, come avverte l’associazione ambientalista, i danni diventino irreversibili.

Una mappa dei siti contaminati da PFAS che include il TFA

L’associazione ambientalista, che da anni segue le vicende legate agli inquinanti eterni che hanno segnato le vite di molti abitanti del Nord Italia, ha deciso di mappare la presenza dei PFAS sul territorio italiano. Con la campagna “Acque senza veleni” Greenpeace, per la prima volta, traccerà la contaminazione delle acque di oltre 240 città italiane. Finalmente, quindi, il gruppo di sostanze chimiche – TFA incluso – verrà rilevato lungo tutta la penisola.

Finora, la mappatura più aggiornata è quella effettuata dall’inchiesta “Forever Pollution Project” che ha tracciato l’inquinamento da PFAS in tutta Europa, rilevando oltre 17.000 siti inquinati. Per quanto riguarda l’Italia, le Regioni più inquinate sono risultate quelle del nord, in particolare Veneto, Piemonte e Friuli Venezia Giulia.

L’articolo In Italia mancano i dati sul TFA, il PFAS più presente sul pianeta. La denuncia di Greenpeace proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.

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