Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”, il 24% degli animali d’acqua dolce è ad alto rischio di estinzione.
Ci sono le libellule che si riposano sui sassi, i gamberi che passeggiano all’indietro nei fondali sabbiosi e le trote che nuotano alla ricerca di cibo. Oltre a garantire la conservazione della vita sul pianeta Terra, fiumi, laghi, ruscelli, stagni e torrenti ospitano una straordinaria biodiversità. Costruzione di dighe, inquinamento da plastica e sfruttamento del suolo, però, stanno mettendo a rischio gli ambienti di acqua dolce. Non a caso il 24% degli animali residenti negli ecosistemi sommersi è ad alto rischio di estinzione. A lanciare l’allarme è un team di ricercatori della International Union for Conservation of Nature (IUCN), in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”.
BREAKING NEWS: One quarter of freshwater animals at risk of extinction – IUCN Red List
Learn more about the analysis published in @nature today.https://t.co/rfjNJi2Aud@IUCNRedList pic.twitter.com/mNLQCUpp5C
— IUCN (@IUCN) January 8, 2025
Secondo gli esperti impegnati nell’analisi di oltre 23mila specie viventi, le zone umide stanno perdendo superficie a un tasso tre volte più veloce rispetto alle foreste. Un vero e proprio disastro che potrebbe avere conseguenze, tra l’altro, sulla mitigazione dei cambiamenti climatici e sul controllo delle inondazioni. Proprio per questo, oggi più che mai, gli scienziati chiedono politiche ambientali utili a garantire la salvaguardia degli ambienti di acqua dolce. Tra gli ecosistemi sommersi più minacciati, il Lago Vittoria, tra Kenya, Uganda e Tanzania, in Africa, il Lago Titicaca, tra Bolivia e Perù, in America del Sud, e le zone umide di Colombo, nello Sri Lanka, in Asia.
One quarter of freshwater animals at risk of extinction – IUCN Red List The analysis published in @Nature
It is the largest global assessment of freshwater animals on the IUCN Red List of Threatened Species
to date. https://t.co/rfjNJi2Aud pic.twitter.com/TKRo6bPIw0 — IUCN (@IUCN) January 11, 2025
Animali d’acqua dolce a rischio, ecco il progetto che studia i fiumi d’Italia
Fornire acqua potabile, mitigare il dissesto idrogeologico e offrire una casa a specie animali e vegetali. Queste le principali funzioni degli oltre 1.200 fiumi d’Italia. Cambiamenti climatici, inquinamento e perdita di habitat, però, stanno mettendo a rischio i bacini considerati culle della civiltà. Fondamentale, dunque, tutelarli. Proprio per questo Politecnico di Torino, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Trento e Università degli Studi di Parma hanno realizzato una metodologia chiamata MesoHABSIM per analizzare lo stato di salute dei fiumi d’Italia. A contribuire al progetto di ricerca è stato anche il giornalista ambientale, il divulgatore scientifico e l’ideatore di Adaptation, Marco Merola, attraverso il web documentary “MesoHABSIM“.
“La metodologia chiamata MesoHABSIM individua una scala dimensionale, cioè dà delle misure, dei parametri, del MesoHabitat, cioè di un habitat circoscritto. Questo innovativo strumento studia un pezzo di un fiume, un segmentino considerato dagli scienziati particolarmente interessante, rappresentativo, attraverso monitoraggi e osservazioni, per costruire un modello riguardante il ruscello nella sua intera lunghezza. Obiettivo è capire sia la quantità d’acqua solita scorrere nel fiume sia lo stato di salute dell’habitat attorno, cioè la cosiddetta “casa” delle specie vegetali e animali, dalle piante agli arbusti, dagli insetti ai pesci“, spiega a Teleambiente il giornalista ambientale Marco Merola.
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