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Coldiretti: “Necessari nuovi invasi per contrastare gli effetti della crisi climatica”

Il 2025 inizia con il maltempo e Coldiretti mette in guardia dalla possibilità di avere un nuovo anno caratterizzato da disastri legati al meteo dopo che il 2024 ha fatto registrare il record di tali eventi nel nostro Paese, circa dieci al giorno. Rispetto al 2014 gli eventi estremi si sono quadruplicati, denuncia l’associazione dei coltivatori.

Non solo la crisi climatica non viene più messa in discussione ma gli effetti che questa ha sull’agricoltura sono misurabili, nel solo 2024 ammontano a nove miliardi di danni.

I dati sono stati elaborati da Coldiretti sulla base della banca dati Eswd e diffusi nel momento in cui l’Italia è nuovamente interessata da diverse allerte meteo nel Centro Sud; “Gravi danni si segnalano in provincia di Salerno, dove il vento ha scoperchiato mettendo a rischio le coltivazioni di insalata, mentre le bufere di pioggia hanno distrutto arnie e ortaggi.

Secondo i numeri diffusi nel 2024 si sono verificati 3.772 eventi estremi tra nubifragi, grandinate, tornado e tempeste di vento, il 9% in più rispetto all’anno precedente. Il Cnr ha certificato l’anno appena passato come il più caldo mai verificatosi, in media sono stati registrati 1,35 gradi in più rispetto alla media, con punte di 1,44 gradi in più al Centro e nel Sud.

La siccità ha causato il calo del 20% del grano, del 32% dell’olio d’oliva nonché forti riduzioni della produzione di riso e nocciole. A ciò si sono aggiunte le epidemie di peste suina, lingua blu e aviaria che hanno portato all’abbattimento di centinaia di migliaia di animali. Come denunciato da Legambiente, dal 2020 ad oggi si sono verificati almeno 81 danni da siccità prolungata. Grazie ai dati raccolti dal suo Osservatorio Città Clima, l’associazione ha documentato i primi processi di desertificazione in atto nel nostro Paese. Le Regioni più colpite sono Lombardia, Piemonte e Sicilia. L’associazione chiede da tempo all’Unione di approvare una Legge quadro sulla resilienza climatica “per coordinare norme stringenti sull’adattamento, con efficaci piani nazionali e adeguate risorse economiche, in tutti i Paesi membri“.

Per rispondere a un quadro così allarmante Coldiretti torna a proporre un piano invasi con sistemi di pompaggio, che “consentirebbe di garantire acqua nei periodi di siccità ma anche di limitare l’impatto sul terreno di piogge e acquazzoni sempre più violenti che accentuano la tendenza allo scorrimento dell’acqua nei canali asciutti.

I bacini di accumulo potrebbero essere costruiti subito, senza cemento, sottolinea l’associazione e realizzati con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere la pioggia e utilizzarla in caso di necessità. Questa estate è apparsa particolarmente grave la situazione in Sicilia con i pochi invasi funzionanti a secco e molte strutture mai collaudate.

Si riuscirebbe così a raddoppiare la raccolta di acqua piovana subito utilizzabile tanto dalla popolazione per uso civile quanto dagli agricoltori. Un’opera che permetterebbe anche di prevenire il rischio di esondazioni. Fondamentale rimane il recupero degli invasi già esistenti e da recuperare attraverso la manutenzione.

Già questa estate Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti ammoniva: “Con il Sud soffocato dalla siccità e il Nord sott’acqua dobbiamo accelerare sulla realizzazione del piano di invasi con pompaggi e cambiare passo sulla gestione della risorsa idrica, senza la quale tutti i record del cibo Made in Italy e la stessa sovranità alimentare del Paese sono a rischio per gli effetti sempre più violenti dei cambiamenti climatici

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