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Inquinamento e Parkinson, il legame nello studio condotto in Molise

Da tempo, la letteratura scientifica globale ha messo in risalto il legame tra inquinamento atmosferico e insorgenza di malattie neurodegenerative. Lo studio condotto in Molise è un ulteriore tassello, oltretutto impreziosito da alcune caratteristiche: è stato condotto su un gran numero di pazienti over 35 (quasi 24mila) che sono stati seguiti per ben 12 anni. I risultati sono importanti: l’esposizione prolungata agli inquinanti incide molto più dello stile di vita, dell’età, della professione o della residenza. 

L’inquinamento atmosferico, e in particolare quello associato al PM10, può aumentare il rischio di contrarre una malattia neurodegenerativa come quella di Parkinson. Lo rivela uno studio di coorte e longitudinale, condotto per un periodo di 12 anni (dal 2006 al 2018), su poco meno di 24mila cittadini di età superiore ai 35 anni, tutti residenti in Molise.

Parkinson, lo studio in Molise

Lo studio, pubblicato anche su PubMed e su Springer Nature, è stato presentato ufficialmente durante un evento tenutosi al Ministero della Salute. A dirigere il gruppo di ricerca è stata la professoressa Licia Iacoviello, responsabile del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed e ordinaria di Igiene e Sanità Pubblica alla Libera Università Mediterranea di Casamassima. Lo studio, che rientra nell’ambito del programma Age – It – SPOKE 3 e del progetto regionale Moli-sani, è stato presentato al Ministero della Salute da Antonio Cherubini dell’INRCA (One Health), che ha spiegato: “Grazie alla metodologia, i risultati sono molto robusti e alla fine del 2025 presenteremo buone pratiche per proteggere gli anziani“.

Inquinamento e malattie neurodegenerative

I ricercatori si sono concentrati sul particolato di diametro inferiore a 10 micron, più noto come PM10, pur esaminando simultaneamente anche altri inquinanti, tra cui gli ossidi di azoto, l’ozono, l’anidride solforosa e gli idrocarburi BTX. La letteratura scientifica ha, da tempo, ampiamente associato l’inquinamento atmosferico ad un aumento del rischio di insorgenza di vari disturbi neurodegenerativi. Lo studio prospettico ha anche utilizzato la geo-localizzazione delle residenze, oltre a sofisticati algoritmi di interpolazione (Kriging), per mappare nel dettaglio l’esposizione agli inquinanti in tutto il Molise.

Parkinson, lo studio sul PM10 e le diagnosi

I risultati dello studio appaiono molto chiari. Per i ricercatori, c’è “un’associazione statisticamente significativa” tra i livelli di PM10 e un aumento del rischio di sviluppare la malattia di Parkinson, indipendentemente da altri fattori tradizionalmente considerati di rischio o protettivi (come dati anagrafici, peso corporeo, stile di vita, esposizione lavorativa, luogo di residenza, attività professionali e condizioni socio-economiche). A confermare le diagnosi di malattia di Parkinson sui pazienti sono stati medici, specialisti in neurologia, tramite una revisione delle informazioni contenute nei database sanitari. Un campione di pazienti a cui era stata diagnosticata la malattia è stato poi visitato direttamente presso l’IRCCS Neuromed di Pozzilli (Isernia), trovando un’ulteriore conferma.

Il ruolo dei biomarcatori

I ricercatori hanno anche effettuato un’analisi di mediazione, identificando un ruolo potenziale di alcuni biomarcatori, in particolare la lipoproteina(a), suggerendo nuovi meccanismi attraverso cui l’inquinamento atmosferico è potenzialmente in grado di influenzare l’insorgenza della malattia di Parkinson.
Considerata la rilevanza dei risultati, la scarsità di studi simili e l’ampia mole di dati ambientali analizzati, questo lavoro rappresenta un contributo originale per comprendere meglio i rischi legati all’inquinamento e le sue implicazioni per la salute pubblica“, spiegano gli autori dello studio.

Il programma Age-It 

Il programma Age-It, coordinato a livello nazionale dall’Università di Firenze e finanziato con i fondi del Pnrr, ha coinvolto ricercatori provenienti da istituti di tutta Italia, impegnati in dieci diverse aree di ricerca. Oltre al legame tra inquinamento atmosferico e malattie neurodegenerative, sono stati affrontati temi come la procreazione assistita, le terapie a RNA e l’invecchiamento cellulare, l’intelligenza artificiale contro il decadimento cognitivo e la giustizia intergenerazionale. Molto interessante, tra i vari studi, quello dell’Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare (Ifom), che sta cercando di sviluppare una terapia a RNA capace di ridurre il rischio di patologie legate all’età (malattie cardiovascolari, neurodegenerative e tumori). L’idea alla base è stata spiegata così dal ricercatore Fabrizio d’Adda di Fagagna: “Spegnendo l’allarme delle cellule con molecole antisenso, è possibile rallentare l’invecchiamento e prevenire diverse patologie“.

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