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Roma

Porto crocieristico, c’è il sì del Ministero dell’Ambiente

FIUMICINO – «Senza incidenza sul territorio»: così il Minstero dell’ambiente (Mase) definisce l’opera del porto crocieristico di Fiumicino, valutando positivamente il progetto. Per realizzarlo però, il Mase specifica che dovranno essere soddisfatte 17 prescrizioni ambientali, le quali dovranno essere risolte già in fase di progettazione. Fra le principali prescrizioni il Mase indica: «Soluzioni volte a garantire che parte dei materiali vengano movimentati via mare»; «La possibilità di movimentare i pennelli frangiflutti direttamente via mare.; «Evitare la diffusione di piante alloctone invasive». Dovrà poi essere progettato «un sistema di barriere per la raccolta dei rifiuti galleggianti» alla foce del Tevere. Si parla poi mobilità, il rischio idrogeologico e la compatibilità aeronautica a causa dell’eccessiva altezza delle navi, dragaggi ed emissioni (delle quali viene imposto il monitoraggio). Pe il nulla osta definitivo manca ancora, però, quello del ministero della Cultura (Mic), che ne aveva sottolinealto le criticità. Il parere del Ministero dell’ambiente è, infatti, una parte della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). La decisione finale si avrà quindi, sommando i due pareri, una volta pervenuti entrambi. L’opera è al centro del dibattito politico e non sin dal principio. Comitati locali, infatti, stanno continuando a portare avanti la loro battaglia: «Con 5 mesi di ritardo esce il parere favorevole del ministero dell’ambiente per la realizzazione del porto crocieristico a Fiumicino, primo esempio nazionale di porto a gestione privata, compiendo una forzatura legislativa e normativa che regolamenta i porti commerciali nel nostro paese», dichiara il Collettivo No Porto. «Il ministero definisce l’opera “senza una significativa incidenza” sul territorio cosa in totale contrapposizione con la natura del porto: una gigantesca colata di cemento– prosegue il Collettivo – che vedrà banchine per crociere, posti barca per yatch, un hotel già chiamato il Colosseo sul mare con 200 stanze, appartamenti, negozi, ristoranti etc. Ci chiediamo come tutto questo possa avere un impatto trascurabile secondo i tecnici del ministero, soprattutto in una zona geologicamente delicata. Non siamo disposti a perdere un luogo per noi caro e quindi rivendicheremo sempre come singole persone e collettività un ruolo attivo nelle decisioni politiche che riguardano il bene comune, – conclude il Collettivo No Porto -. rigettando la logica che si interessa delle periferie con operazioni di saccheggio e devastazione avallate dalla peggiore politica».

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