Carlo Calenda propone una riforma energetica basata sul ritorno al nucleare e sul tetto al prezzo delle rinnovabili. Ecco come l’ex ministro immagina di affrontare la crisi energetica
Carlo Calenda, segretario di Azione, è intervenuto sulle pagine del Sole 24 ore per indicare la propria idea di riforma energetica, in un momento storico in cui il prezzo dell’energia continua a salire a causa della dipendenza del nostro Paese dal gas e dalla congiuntura internazionale.
Una ricetta, quella di Calenda, che prevede due principali ingredienti: il nucleare e il tetto al prezzo delle rinnovabili. Partiamo dalla prima.
Calenda: L’Italia torni subito al nucleare
“Per difendere le imprese sarebbe necessario riavviare subito il nucleare in Italia”, dice Calenda parlando con la giornalista Laura Serafini.
Che il numero uno di Azione sia favorevole all’energia nucleare non è una novità. La posizione del partito sul tema era chiara nel programma elettorale delle scorse elezioni politiche. Ma oggi Calenda spiega ciò che intende, mostrando un’urgenza addirittura maggiore di quella del governo.
Per intenderci, i ministri Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso parlano di “nucleare di nuova generazione”, intendendo gli Small Modular Reactor.
La presidente Giorgia Meloni addirittura parla quasi esclusivamente di fusione nucleare (una tecnologia totalmente diversa dal nucleare attualmente in uso, che è in via di sperimentazione e che, se tutto procede secondo i piani, non entrerà in funzione prima del 2050).
Calenda no. Vuole riattivare le centrali italiane dismesse: “Abbiamo fatto una proposta di ripristino del nucleare riutilizzando i siti delle centrali che sono state smantellate in Italia”.
Lui stesso ci tiene a sottolineare la differenza di approccio con l’attuale governo: “C’è un decreto legislativo – ha detto il segretario di Azione -, pensato molto bene, fatto in pochi mesi dal governo Berlusconi nel 2008 per riavviare il nucleare. Oggi invece il governo Meloni, che non credo voglia davvero assumersi la responsabilità di far ripartire in nucleare, sta per varare un decreto quadro nel quale si dice che tra due anni ci sarà il decreto legislativo che consentirà davvero di ripartire. A quel punto la legislatura sarà finita”.
Calenda: “Serve un tetto al prezzo delle Rinnovabili”
Il secondo ingrediente della ricetta energetica dell’ex ministro dello Sviluppo economico è il tetto al prezzo delle rinnovabili.
Per comprendere la sua proposta bisogna prima di tutto conoscere il modo in cui si forma il prezzo dell’elettricità in Italia.
Il prezzo dell’elettricità in Italia (e in molti Paesi europei) dipende dal prezzo dell’elettricità sui mercati all’ingrosso. E questo è determinato attraverso un sistema chiamato mercato marginalista. Ma cosa significa?
Immaginiamo che ogni giorno venga organizzata un’asta per soddisfare la domanda di elettricità. Tutti i produttori di energia (da fonti rinnovabili come il solare e l’eolico, alle centrali a gas e carbone) propongono un prezzo per vendere la loro energia sulla base dei loro costi di produzione. Le offerte vengono ordinate, partendo da quelle più economiche (come il solare e l’eolico, che hanno costi di produzione molto bassi), fino a quelle più costose (come il gas).
Il prezzo finale viene fissato in base all’ultima offerta necessaria per soddisfare la domanda di energia. Questa è solitamente l’offerta delle centrali a gas, che hanno costi più alti.
In altre parole, anche se gran parte dell’energia è prodotta da fonti rinnovabili, il prezzo che paghiamo è influenzato da quello del gas, perché è spesso la fonte “marginale” necessaria per soddisfare la domanda.
Questo meccanismo è cruciale per capire un apparente paradosso: se il prezzo del gas aumenta, anche il prezzo dell’energia rinnovabile aumenta. Ma perché?
Le fonti rinnovabili come il solare e l’eolico producono energia a costi bassissimi, ma il mercato marginalista fissa il prezzo dell’elettricità in base alla fonte più costosa necessaria. Quindi, se il gas diventa più caro (ad esempio, a causa di tensioni geopolitiche o problemi di approvvigionamento, come in questo caso), aumenta il prezzo dell’offerta marginale. Questo incremento si riflette sul prezzo pagato per tutta l’energia, incluse le fonti rinnovabili.
Il risultato? Produttori di energia rinnovabile che non hanno costi variabili elevati guadagnano di più, mentre i consumatori pagano bollette più alte.
Da qui la proposta di Calenda: “Proponiamo di riutilizzare il decreto varato dal governo Draghi sui cosiddetti extraprofitti delle rinnovabili […]. Questo settore è stato sostenuto negli anni con 220 miliardi di incentivi, ai quali si aggiunge il riconoscimento della remunerazione del capitale e l’indicizzazione al prezzo unico nazionale che è molto influenzato dal prezzo del gas. Proponiamo di limitare l’indicizzazione al Pun fissando un tetto al prezzo al quale questa energia può essere remunerata, che tenga conto dell’andamento dei prezzi nei 10 anni precedenti”.
Insomma, Calenda nell’intervista al Sole 24 ore, propone di mettere un tetto ai cosiddetti “extraprofitti” generati dai produttori di energia rinnovabile. In questo modo si libererebbero circa 8 miliardi di euro all’anno che Calenda vorrebbe utilizzare per aiutare le aziende energivore. Come? Facendo dei contratti a lungo termine con un prezzo dell’energia più basso e stabile, i cosiddetti Power Purchase Agreement (PPA).
L’articolo Calenda: “Subito nucleare e tetto al prezzo delle rinnovabili” proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.