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Patto Italia-Arabia Saudita, perché Meloni ha firmato un accordo da 10 miliardi con Bin Salman?

Il patto tra Italia e Arabia Saudita, firmato recentemente, include collaborazioni su energia rinnovabile e progetti di transizione ecologica

L’energia verde e la transizione ecologica sono tra i temi principali al centro del patto tra Italia e Arabia Saudita firmato ieri dalla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il principe Mohammad bin Salman. Un patto da 10 miliardi di euro.

Nonostante in passato Meloni avesse avuto parole molto critiche nei confronti del regime saudita, l’incontro tra i due è stato cordiale e positivo, secondo Palazzo Chigi.

I temi sul piatto sono tanti: difesa, cultura, spazio ma soprattutto energia.

In particolare, l’accordo tra il governo italiano e quello saudita contiene le firme di diversi memorandum di intesa: con la Saudi Electricity Company, principale compagnia elettrica saudita; con ACWA Power, società saudita leader nello sviluppo, investimento e gestione di impianti per la generazione di energia elettrica e la desalinizzazione dell’acqua, con un focus su progetti sostenibili e rinnovabili.

E poi ancora con il Saudi Fund for Development e con la Banca Araba per lo Sviluppo economico in Africa per ciò che attiene al Piano Mattei. Cioè l’iniziativa italiana voluta dal governo Meloni per rafforzare la cooperazione con Africa e Mediterraneo, con focus su energia, sviluppo sostenibile e migrazioni. Sul fronte energetico, mira a diversificare le forniture di gas, sviluppare energie rinnovabili e promuovere progetti di transizione energetica nei Paesi partner.

Rinnovabili nel patto tra Italia e Arabia Saudita

Il patto siglato tra la presidente italiana Meloni e il saudita Bin Salman pone al centro la produzione di energia da fonti rinnovabili. E non è un caso perché il Paese – da sempre uno dei maggiori produttori ed esportatori di petrolio e altri combustibili fossili – ha intrapreso una significativa trasformazione nel settore energetico, puntando a diversificare le proprie fonti e a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

Questo cambiamento è parte integrante del piano Vision 2030, una strategia nazionale mirata a promuovere uno sviluppo sostenibile e a preparare il Paese per un futuro post-petrolifero.

L’Arabia Saudita sta investendo massicciamente nell’energia solare, sfruttando l’abbondanza di radiazione solare nel territorio. Uno dei progetti più significativi è l’impianto fotovoltaico di Sudair, con una capacità di 1,5 GW, che contribuisce a portare la capacità totale del settore fotovoltaico nel Paese a 2,7 GW.

Parallelamente all’energia solare, l’Arabia Saudita sta investendo nell’energia eolica. Il parco eolico di Dumat Al Jandal, il primo nel Paese e il più grande del Medio Oriente, ha una capacità di circa 400 MW, con 99 turbine eoliche da 4,2 MW ciascuna. Questo impianto fornisce energia pulita a circa 70.000 abitazioni, contribuendo a ridurre le emissioni di CO₂ di circa 988.000 tonnellate all’anno.

Un fortissimo impegno economico nell’energia rinnovabile in cui trova spazio anche l’idrogeno verde con progetti come quelli di Neom (progetto futuristico nel quale rientra anche The Line, città lineare e a emissioni zero) e il suo impianto da 5 miliardi di dollari per produrre idrogeno verde destinato all’export e alla decarbonizzazione interna.

Italia-Arabia Saudita, patto col diavolo?

Nonostante gli sforzi del regime saudita nella transizione verde siano evidenti, il patto tra il governo italiano e quello di Riad è stato fortemente criticato. Non solo per gli altri aspetti contenuti nell’accordo (soprattutto quelli di natura militare) ma anche, e più in generale, per quello che rappresenta il regime saudita.

Un regime criticato per la sua mancanza di libertà politiche, diritti umani e repressione delle opposizioni.

Un caso emblematico è quello dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018, avvenuto nel consolato saudita a Istanbul, che ha suscitato indignazione internazionale. Nonostante le indagini e le sanzioni, il caso ha sollevato dubbi sul coinvolgimento della leadership saudita, facendo crescere le critiche verso il regime.

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