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Trattori, 28 gennaio 100 presidi per chiedere lo stato di crisi

100 presidi per una nuova ondata di manifestazioni. Tornano le proteste dei trattori che l’anno scorso hanno interessato molti Paesi europei e hanno imposto all’Unione un brusco cambio della Politica Agricola Comune (PAC) che ha di fatto cancellato le norme più significative del Green Deal.

Alcuni presidi sono già stati impiantati, altri verranno stabiliti il 28 gennaio.

Adesso gli agricoltori italiani insieme ai pescatori riuniti nel Coapi, Coordinamento Agricoltori, Pescatori italiani, promettono una nuova ondata di manifestazioni in tutta Italia. La protesta nasce dai numeri, in 10 anni, lamentano, la metà delle imprese ha chiuso. In un documento programmatico Coapi spiega le ragioni delle proteste: “Occorrono un Piano straordinario per salvare le piccole e medie aziende produttive dell’agricoltura, della pesca e della trasformazione artigianale e misure straordinarie assunte, come prevedono i trattati comunitari, anche in deroga alle norme ordinarie perché per l’Italia le aziende agricole e della pesca produttiva sono una risorsa economica, sociale e di tutela ambientale strategica.”

Per salvare il settore agricolo e la pesca da quella che considerano una morte sicura sono necessarie la dichiarazione dello stato di crisi e misure straordinarie.

Il coordinamento denunciala perdita di 500.000 aziende agricole o di pesca dal 2015. “Del totale di 1,3 milioni chiuse, il 75% è in montagna o collina ma ben il 25% è nelle aree agricole di piana dove storicamente il sistema agricolo italiano ha garantito le quantità di produzione del cibo.”

Il paradosso, denunciato dagli agricoltori, è che “mentre continuano a crescere le performance dell’agroalimentare italiano, crolla il reddito reale dell’agricoltura per addetto”. È troppo basso l’utile per gli agricoltori: “Per ISMEA, in Italia su cento euro spesi dal consumatore per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, agli agricoltori resta un utile di 7 euro, contro i circa 19 euro del commercio e trasporto. Per i prodotti trasformati l’utile dell’agricoltore si riduce a 2,2 euro contro i 13,1 euro del commercio e trasporto.” Troppo per non soccombere alle crisi del settore.

Riguardo le ragioni delle proteste del mondo agricolo Marco Omizzolo, sociologo e scrittore, intervistato nel pieno delle proteste dello scorso anno da TeleAmbiente evidenziava il ruolo colpevole giocato dalle politiche nazionali che non hanno mai sostenuto la transizione ecologica del mondo agricolo: “La protesta dei trattori nasconde molte cose; all’interno di questo mondo abbiamo imprenditori, contadini, che sono stati realmente strozzati non dall’Unione europea, che ha sempre sostenuto con finanziamenti importanti questo mondo, ma da politiche, soprattutto nazionali, che non hanno mai accompagnato questo mondo fondamentale per la nostra vita verso un cammino di innovazione di carattere ambientale. La protesta è anche accompagnata da 10 anni in cui la politica ha adottato un linguaggio anti Europa. Poi c’è un altro pezzo di questo mondo che invece ha molto da nascondere, è difficile distinguerli, però c’è un pezzo che ha fondato il proprio sistema sullo sfruttamento, sulla sofisticazione alimentare, su problemi di carattere ambientale. Ho visto decine di agricoltori dare fuoco ai propri rifiuti all’interno delle proprie aziende o nasconderli sotto terra, ecco questi dovrebbero essere separati dalla giusta riflessione. Il problema non è l’Europa ma le politiche agricole che negli ultimi 20 anni sono state fatte in Italia e va riconosciuta una responsabilità diretta a chi, nel corso degli ultimi anni, su questo ha costruito delle straordinarie carriere politiche.”

Tre gli obiettivi oggi dichiarati dagli organizzatori del nuovo ciclo di proteste: “Condurre una campagna di informazione e controinformazione rivolta all’opinione pubblica per spiegare i rischi e i costi per i cittadini e il Paese se si compie il disegno di un’agroalimentare italiano senza agricoltori, pescatori e piccoli trasformatori.” Si vuole così ottenere il favore dell’opinione pubblica.

Il secondo obiettivo è “Collegare fra di loro le diverse esperienze che si stanno battendo contro le diverse crisi (economiche, sociali e ambientali) nelle aree rurali, nelle marinerie e nelle città”. L’idea è di formare un blocco compatto capace di ottenere una riforma dell’Agricoltura , della pesca e del diritto al cibo.

In fine si punta a ottenere “Con la Dichiarazione dello Stato di Crisi dal Governo Nazionale e dai Governi Regionali atti straordinari ed eccezionali per tamponare le emergenze, evitare la perdita ulteriore di tessuto produttivo e invertire la tendenza all’impoverimento rurale e delle comunità della pesca.”

L’articolo Trattori, 28 gennaio 100 presidi per chiedere lo stato di crisi proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.

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