Fabrizio Ghidini di Federconsumatori ha spiegato cosa fare per abbassare le bollette elettriche in Italia, tra le più alte d’Europa. L’intervista a TeleAmbiente
Il caro-bollette in Italia si fa sentire. Perchè il Nostro Paese è uno tra quelli con il più alto costo dell’energia in Europa. Il motivo sta nella forte dipendenza del Belpaese dal gas naturale, che oltre ad essere una fonte inquinante è anche molto costosa.
Inoltre, il sistema di formazione del prezzo in Italia fa sì che il prezzo finale dell’energia dipenda dalla fonte più costosa: il gas, appunto.
E quindi anche chi consuma energia prodotta da fonti rinnovabili, che sono pulite e meno costose per chi le produce, si ritrova a pagare bollette esorbitanti.
Una soluzione, per quanto complessa, esiste: il disaccoppiamento del prezzo tra fossili e rinnovabili. Una proposta avanzata, tra gli altri, anche da Federconsumatori.
“Le ragioni dell’elevato costo dell’energia elettrica sono molteplici, tra cui l’accoppiamento del suo prezzo a quello del gas”, ha detto a TeleAmbiente Fabrizio Ghidini, vicepresidente di Federconsumatori ed esperto di energia.
“Questo meccanismo, introdotto alcuni anni fa, ha funzionato finché l’energia prodotta con il gas aveva un costo solo lievemente superiore rispetto alle altre fonti. Tuttavia, con l’attuale aumento del prezzo del gas – che potrebbe crescere ulteriormente – il sistema entra in crisi, poiché i cittadini finiscono per pagare l’elettricità più di quanto costerebbe se il prezzo fosse legato alla fonte di produzione”, ha spiegato Ghidini.
“Oggi sappiamo che le fonti rinnovabili, in particolare il fotovoltaico, hanno costi di produzione nettamente inferiori rispetto all’energia generata dal gas. Per questo motivo, FEDER Consumatori chiede da anni il disaccoppiamento tra le due componenti, soprattutto dopo l’impennata dei prezzi del gas nel biennio 2021-2022”, ha poi aggiunto.
Federconsumatori: “Troppi oneri nelle nostre bollette”
Secondo Fabrizio Ghidini oltre al disaccoppiamento tra rinnovabili e fossili, esistono altre soluzioni per abbassare il costo delle bollette degli italiani.
“Un altro fattore che incide sul costo delle bollette è la presenza di numerosi oneri, che rappresentano circa il 22% del totale. Alcuni di questi potrebbero essere trasferiti sulla fiscalità generale, poiché non sono direttamente legati alla fornitura di elettricità”, ha spiegato.
“Si potrebbe inoltre intervenire sull’IVA, sebbene una riduzione avrebbe un costo per lo Stato. Un’alternativa potrebbe essere l’innalzamento della soglia di reddito per l’accesso al bonus energia, così da includere un numero maggiore di famiglie in difficoltà”, ha aggiunto Ghidini.
“Infine, è necessaria una migliore regolazione del mercato retail dell’energia, che attualmente, sia per l’elettricità sia per il gas, presenta inefficienze che portano i consumatori a pagare bollette spesso ben più alte del dovuto”, ha poi concluso.
Federconsumatori: “Sul nucleare gli italiani hanno già detto di no”
E sull’ipotesi di un ritorno al nucleare per abbassare il prezzo delle bollette, Ghidini è scettico. “Il nucleare tradizionale, quello delle grandi centrali, è in crisi da oltre un decennio: da più di dieci anni non viene inaugurata alcuna nuova centrale nel mondo.
Esistono alcuni cantieri ancora aperti, ma da anni – se non decenni – sono fermi o in difficoltà a causa dei costi di costruzione, che hanno superato di gran lunga le previsioni iniziali.
Anche in Francia, il paese con la maggiore presenza di energia nucleare, la Corte dei Conti ha recentemente bloccato alcuni progetti di EDF, la società pubblica che gestisce il nucleare nel paese, proprio perché i costi sono fuori controllo. Alla luce di questi problemi, il nucleare tradizionale su larga scala appare una strada impraticabile”, ha spiegato
“Oggi si parla molto dei cosiddetti mini-reattori, ma la loro realizzazione è ancora lontana: prima di dieci anni non se ne vedrà alcuno in funzione. Inoltre, il loro costo rimane un’incognita, il che impedisce di affermare con certezza se l’energia prodotta sarà realmente più economica rispetto a quella attuale. In Francia, nonostante la forte produzione nucleare, lo Stato deve intervenire con ingenti sussidi pubblici, abbassando il costo in bolletta per i cittadini ma finanziando il settore con risorse statali.
Per quanto riguarda le scorie, i mini-reattori potrebbero ridurre il problema, ma non eliminarlo: continueranno comunque a produrre rifiuti radioattivi, e il nodo della loro gestione rimane irrisolto. In Italia, ad esempio, non è ancora stato individuato il sito per il deposito delle scorie delle vecchie centrali chiuse da anni.
Alla luce di tutto ciò, il dibattito sui mini-reattori sembra più un diversivo che una reale soluzione: una distrazione che allontana l’attenzione da quelle scelte sulle energie rinnovabili che, invece, permetterebbero fin da subito un significativo aumento della produzione energetica”, ha concluso Ghidini.
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