Tra polemiche politiche e incidenti nei boschi, l’Italia ha archiviato la stagione della caccia 2024/2025. M5S: “Usanza barbara”.
Buone notizie, seppur temporanee, per la biodiversità. Martedì 30 gennaio 2025, nonostante lo scontro tra i partiti politici di maggioranza e i partiti politici di opposizione, l’Italia ha archiviato la stagione venatoria 2024/2025. Una giornata che, però, è terminata con un incidente di caccia, l’ennesimo, ai danni di un uomo ferito lievemente a una gamba a Pesche, in provincia di Isernia, in Molise. Meno fortunati, invece, cervi, conigli, cinghiali, fagiani e mufloni raggiunti dalle doppiette a partire dal 15 settembre 2024. Esseri senzienti nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Come è stata, però, la stagione venatoria 2024/2025? Secondo la Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), questi lunghi mesi sono stati segnati dalla caccia vietata a tordi, cesene e uccelli acquatici, dal mancato rispetto delle sentenze dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR) e dalla delegittimazione del ruolo dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA).
E non è finita qui. A caratterizzare la mattanza della fauna selvatica, sempre a detta degli ecologisti, ci sono state anche le procedure di infrazione dell’Unione Europea contro l’Italia per le violazioni della Direttiva “Habitat” e della Direttiva “Uccelli”, le iniziative del Parlamento Italiano per una deregulation venatoria e il deferimento dello Stivale alla Corte di Giustizia Europea.
Caccia in Italia, M5S: “Continueremo a batterci per il benessere animale”
“Con la chiusura della stagione venatoria 2024/2025, archiviamo l’ennesimo periodo drammatico. Non si ferma, invece, la follia che l’Italia sta vivendo tra incidenti costati la vita agli stessi cacciatori e il sacrificio degli animali a causa di una barbara usanza. Eppure, ciò che emerge dagli ultimi mesi è anche una sorta di endemica allergia alle regole, una volontà di aggirare le norme per cacciare ovunque, in ogni momento, a tutti i costi. (…) Noi continueremo a batterci perché crediamo che lo Stato debba garantire il benessere animale, la tutela dell’ambiente e la stessa sicurezza dei suoi cittadini“, hanno commentato in una nota i deputati del Movimento 5 Stelle (M5S) Susanna Cherchi, Alessandro Caramiello e Sergio Costa.
Caccia in Italia, la tragedia in Sardegna
A dicembre 2024, a Quartucciu, vicino a Cagliari, in Sardegna, una battuta di caccia al cinghiale era finita in tragedia con la morte di due uomini. Le vittime si chiamavano Giacomo Desogus e Matthias Steri, avevano 28 anni e 27 anni, ed erano amici di infanzia. Secondo la ricostruzione, il cacciatore più giovane avrebbe sparato – per errore – al cacciatore più anziano. Quest’ultimo, che avrebbe ricevuto un colpo di arma da fuoco alla nuca, sarebbe deceduto sul colpo. E così, forse in preda al panico, l’uomo sopravvissuto si sarebbe ammazzato.
“La vita delle persone, così come la vita degli animali, viene prima degli interessi delle lobby. Chiediamo ancora una volta al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di fermare un vero e proprio Far West. La situazione è fuori controllo. Continuare a non fare nulla equivale a rendersi complici, anzitutto moralmente, di una mattanza“, aveva affermato l’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA).
Caccia in Italia, la mattanza dei cinghiali a Torino
A gennaio 2024, tra Nichelino e Torino, in Piemonte, alcuni uomini accompagnati dai cani avevano organizzato una battuta di caccia al cinghiale in un parco pubblico a pochi metri dalle abitazioni. Almeno 15 gli ungulati abbattuti a colpi di fucile tra lo spavento di adulti e bambini. A denunciare l’episodio, che sarebbe avvenuto sulle rive del fiume Sangone, vicino al Mausoleo della Bela Rosin, era stato l’ex Consigliere Regionale di Rifondazione Comunista, Juri Bossuto, sui social: “Mi chiedo dove sia finito il buon senso (quello minimo, basilare) di chi ha deciso la caccia al cinghiale in mezzo a un parco cittadino“.
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