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Pronti al lancio del telescopio Plato che andrà alla ricerca di mondi alieni

Il telescopio Plato dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è pronto a partire nel 2026 per cercare pianeti simili alla Terra nell’universo. Equipaggiato con 26 occhi, il telescopio viaggerà fino all’orbita L2 per monitorare fino a 200.000 stelle e scoprire mondi potenzialmente abitabili, offrendo nuove prospettive sulla ricerca della vita oltre il nostro pianeta.

Scrutare l’universo alla ricerca di pianeti simili alla Terra. È questo lo scopo del telescopio Plato, che per raggiungere il suo obiettivo è stato dotato di ben 26 occhi.

Plato, acronimo di PLAnetary Transits and Oscillations of stars, è il nuovo telescopio spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) pronto a partire alla fine del 2026.

Il suo compito sarà quello di individuare mondi potenzialmente abitabili in altri sistemi solari, osservando fino a 200 mila stelle contemporaneamente. Un’impresa che si inserisce in un quadro più ampio: la necessità di comprendere se siamo soli nell’universo e, in un’ottica più pragmatica, se esistano alternative al nostro pianeta in un’epoca segnata dalla crisi climatica.

Telescopio Plato, alla ricerca di altri  mondi

Plato viaggerà fino all’orbita L2, a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, una posizione privilegiata per l’osservazione del cosmo senza le interferenze del nostro pianeta.

Il telescopio cercherà esopianeti che abbiano dimensioni e caratteristiche simili alla Terra, sperando di trovare ambienti che possano ospitare la vita.

Questo progetto, realizzato sotto la guida industriale della tedesca OHB, con il contributo di Leonardo e Thales Alenia Space, rappresenta un ulteriore passo avanti nella ricerca di mondi abitabili.

Ma mentre guardiamo lontano, lo spazio ci ricorda che le minacce non mancano nemmeno vicino a casa nostra.

L’asteroide che ci punta contro

Mentre telescopi come Plato cercano pianeti lontani, gli scienziati sono impegnati anche nel monitorare i corpi celesti che potrebbero rappresentare un pericolo per la Terra.

Tra questi, il recente avvistamento dell’asteroide 2024 YR4 ha attirato l’attenzione della comunità scientifica. Con un diametro compreso tra 40 e 100 metri, questa roccia spaziale ha una probabilità su 78 (circa l’1,28%) di colpire la Terra il 22 dicembre 2032.

Sebbene le probabilità siano basse, l’eventualità di un impatto ha attivato le procedure previste dalle Nazioni Unite, con il coinvolgimento dell’International Asteroid Warning Network e dello Space Mission Planning Advisory Group.

L’umanità non è indifesa: nel 2022 la missione DART della NASA ha dimostrato che è possibile deviare la traiettoria di un asteroide. Se i futuri calcoli confermassero un rischio elevato, si potrebbe pianificare una missione per evitare la collisione. Tuttavia, episodi del passato come l’evento di Tunguska nel 1908, che devastò un’ampia area della Siberia, ci ricordano che la sorveglianza spaziale è essenziale per la sicurezza del nostro pianeta.

Bennu: le origini della vita e la nostra fragilità

Mentre alcuni asteroidi rappresentano una minaccia, altri potrebbero raccontarci la nostra storia più remota. La missione OSIRIS-REx della NASA, attiva dal 2016, ha raccolto campioni dall’asteroide Bennu e nel 2023 ha riportato sulla Terra materiali antichi di 4,5 miliardi di anni.

Gli scienziati hanno scoperto che Bennu contiene gli elementi fondamentali per la vita: amminoacidi, basi nucleotidiche e composti organici complessi. Questa scoperta avvalora la teoria della panspermia naturale, secondo cui la vita potrebbe aver avuto origine grazie a frammenti di asteroidi e comete che hanno impattato pianeti abitabili.

Non solo: lo studio di asteroidi come Bennu aiuta a sviluppare strategie per difendere la Terra da future minacce. Comprendere la composizione e l’evoluzione di questi corpi celesti potrebbe essere determinante per mitigare il rischio di impatti catastrofici.

Non solo telescopi

L’Agenzia Spaziale europea non si occupa solo dell’osservazione dell’universo tramite strumenti come il telescopio Plato ma anche dell’osservazione della Terra.

Satelliti come quelli dell’ESA monitorano la Terra 24 ore su 24, fornendo dati cruciali su aree inaccessibili come l’Artico e l’Antartico. Simonetta Cheli, direttrice dell’Osservazione della Terra dell’ESA, spiega a TeleAmbiente come questa tecnologia sia essenziale per comprendere la crisi climatica e prevedere futuri cambiamenti ambientali, influenzando decisioni globali e la vita quotidiana

L’articolo Pronti al lancio del telescopio Plato che andrà alla ricerca di mondi alieni proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.

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