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Roma

«Cinque morti sul lavoro nella Tuscia nel 2024»

Da gennaio a novembre 2024 nella Tuscia abbiamo registrato 1757 infortuni sul lavoro, cinque dei quali con esito mortale. Ma non solo. Sono state 461 le denunce per malattie professionali. Un bilancio dello scorso anno non ancora definitivo ma che evidenzia le notevoli criticità denunciate a più riprese dal sindacato. I numeri emergono dall’elaborazione che la Uil di Viterbo e dell’Alto Lazio ha realizzato su dati Inail per monitorare – all’interno dell’osservatorio Uil Lazio #ZeroMortiSulLavoro – lo stato di salute e sicurezza nei luoghi lavoro nella Tuscia. Partendo dalle malattie professionali, che una volta riconosciute per definizione hanno un legame diretto con l’attività lavorativa svolta e che provocano danni alla salute dei lavoratori a distanza di anni, dal focus Uil si rileva un incremento di patologie rispetto allo stesso periodo del 2023, quando il numero si era infatti fermato a 383 unità. «A conti fatti – dice Giancarlo Turchetti, Segretario generale della Uil di Viterbo – l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro ha censito 78 casi in più. E’ questo numero non può che essere una spia di scarsa qualità di salute e sicurezza delle donne e degli gli uomini che lavorano nella nostra provincia». Affrontando poi il tema degli infortuni, gli undici mesi oggetto di analisi dell’approfondimento del sindacato rilevano invece un andamento in linea con quello dello scorso anno, quando le denunce erano state 1753. Mentre se gli infortuni mortali da gennaio a novembre del 2023 erano stati 6, negli undici mesi dello scorso anno sono scesi a 5. Ma se allarghiamo l’osservazione su scala regionale gli infortuni sono in deciso aumento: 37974 (37391 nel 2023), così come le morti sul lavoro: 96 da gennaio a novembre 2024, 84 nello stesso periodo del 2023. «Non tragga in inganno il numero poco consistente degli infortuni nella Tuscia (quattro in più, rispetto allo stesso periodo del 2023 – afferma il sindacalista viterbese – e non tragga in inganno neanche il dato delle morti sul lavoro (una in meno), perché la quasi stabilità dei dati che il dossier ha rilevato ci dice in realtà invece che i luoghi di lavoro continuano ad essere insicuri. E ciò indica la presenza di misure inadeguate e inappropriate». «Come sottolineato recentemente dalla nostra segretaria confederale Ivana Veronese – conclude Turchetti -. Occorre una visione più ampia e di insieme sulla salute e sicurezza nei posti di lavoro, che può essere garantita e attuata solo grazie al confronto con chi, come il sindacato, rappresenta ogni giorno i lavoratori e le lavoratrici. Non ci stancheremo di chiedere al governo un tavolo permanente di confronto per studiare insieme come sanare questa ferita che ogni giorno vede lavoratori e lavoratrici infortunarsi, ammalarsi o perdere la vita a causa del lavoro».

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