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Fratelli d’Italia in viaggio per Mordor. A Roma si chiude la direzione nazionale del partito


ROMA – “Io non l’ho vista”. “Ah, perché è arrivata?”. “Lei aveva il posto in prima fila, io in ultima, non ci siamo proprio incrociati”. “Ma è già andata via?”. Il fantasma di Daniela Santanché attraversa Fratelli d’Italia. La ministra del Turismo, in rotta di collisione con buona parte del suo partito, arriva verso le 11.30, quando la riunione è già in corso. Giacca scura, jeans, stivali neri senza tacchi. Ressa di telecamere, per poco la porta di vetro del centro congressi non va in frantumi a forza di spallate; lei entra imperterrita, in silenzio.

Dentro ci sono i ministri che già si lodano. Lollobrigida, Crosetto, Urso, Schillaci, Musumeci. Parlano dal palco degli “straordinari risultati” del governo Meloni. “Se oggi l’italia è ascoltata come è ascoltata nel mondo lo dobbiamo a Giorgia Meloni”, assicura Foti. Santanché ascolta seduta in prima fila. Se ne va dopo un’ora dall’uscita secondaria, senza mai parlare. Giusto il tempo di qualche foto accanto a Donzelli, Foti e Castelli da postare sui social: “Orgogliosi del percorso che stiamo facendo e della fiducia che ogni giorno gli italiani ci dimostrano. Continueremo a lavorare uniti per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi”. La faccia e il post ce li ha messi.

Dopo pochi minuti che Santanchè ha abbandonato il centro congressi, Arianna Meloni esce dalla sala per fumarsi una sigaretta. “Daniela? In questi ultimi giorni non l’ho sentita- risponde- è già andata via? Ah, non l’ho vista nemmeno…”. Dentro parla Federico Mollicone e la sala si svuota: non un buon viatico per il rinnovo della presidenza della sua commissione. Marco Perissa indossa un giubbotto da motociclista, esce a fumare e dice di non essersi accorto di Santanché: “Io sedevo in ultima fila, lei stava in prima, non ci siamo incrociati”. Nessuno l’ha vista.Un’illusione, un’apparizione. Santa Daniela.

Intanto la sala si svuota. C’è chi deve andare a prendere un treno e chi ha prenotato il pranzo in centro. In pochi immaginavano che l’assemblea si allungasse così tanto. Alle 14 si vedono arrivare le prime derrate di cibo.Qualche anima pia è andata a fare scorte e torna coi panini nelle buste di plastica. I presenti sono divisi tra la voglia di andar via e l’imbarazzo di non essere presenti quando parlerà Arianna. “Ma parla o no?”, domanda qualcuno ai giornalisti.Intanto dentro, a porte chiuse, c’è Urso che ricorda che è “grazie ad An, trent’anni fa, che la destra è diventata la destra di governo”. Le parole di qualche giorno fa di Giovanni Donzelli non erano dal sen fuggite: “Berlusconi è stato un freno alla nascita della destra moderna”. Schillaci rivendica che “nessun ministro della Salute finora aveva avuto il coraggio di tagliare le liste d’attesa”; Foti ringrazia i ministri, “soprattutto quelli di Fratelli d’Italia che hanno uno spirito di collaborazione ancora più vasto di quello degli altri”. Musumeci ricorda a tutti che questo è un governo di “destra centro” e propone delle periodiche “conferenze programmatiche monotematiche”, per esempio sulle “politiche dell’acqua”.Poi, alza voce e indice destro: “Nessun magistrato pensi di sostituirsi alla politica, soprattutto adesso che la politica è tornata a occupare il suo spazio. Una politica onesta, pulita e trasparente”. Applausi dalla platea.

Dopo di lui tocca a Fabio Rampelli che parla di “un governo che ha visione: ecco la differenza tra una locomotiva di destra e i governi tecnici che abbiamo dovuto sopportare nella loro sistemarica azione di distruzione degli inteessi nazionali”. Il gabbiano sogna di “rigenerare i valori occidentali” e poi lascia la sala anche lui per un faccia a faccia di qualche minuto con Arianna Meloni. Sale sul palco Marco Marsilio. “Fai la centrale nucleare in Abruzzo!”, parte un grido dalla platea. Il governatore sorride, non si sbilancia e propone un “giro dei ministri nelle città del Sud, per raccontare l’attenzione e gli investimenti del governo”.

Fuori, nel frattempo, continuano ad andar via. Galeazzo Bignami si allontana presto. Anche Urso prende l’uscita. Davanti alle telecamere, prima d’infilarsi nell’auto blu, gonfia il petto: “Non è un avviso di garanzia che può fermare il corso della storia”.

Quando Arianna Meloni prende la parola la sala non è più piena. E’ un appello “emotivo” il suo, come racconta più di una persona che era presente. “Io e te come Sam e Frodo”, scrisse in un post alla vigilia del voto dell’ottobre 2022. “È stato un viaggio lunghissimo- ricorda- ma adesso siamo il grande partito della nazione. Non tornerà un tempo come questo, questa è la nostra storia: impegniamoci a fare quello che ci è stato affidato, ognuno per il suo ruolo”. Torna Tolkien: “Ho l’onore di essere la sorella di Giorgia Meloni, una grande donna che ha messo gli italiani prima della sua famiglia e di se stessa. Lei è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell’anello. L’anello è pesante, dobbiamo aiutarla nella fatica di portarlo senza mai indossarlo: è ciò che ci siamo sempre promessi”.E’ la promessa di Gran Burrone. Ora si parte verso Mordor, col “tesssoro” al dito.
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