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VIDEO | A Bologna un’installazione shock con le protesi di chi ha perso le gambe per le mine


BOLOGNA – Un’opera d’impatto, realizzata con le protesi di chi ha dovuto subire la perdita delle gambe a causa delle mine. L’obiettivo di unire appunto “arti ad arte, per trasformare mutilazioni in azioni”, e per fare luce su quanto continua ad accadere nel mondo, come i “50 conflitti, per i quali auspico e propongo l’esposizione nelle città di tutti i vessilli dei paesi coinvolti, bandiera arcobaleno e bianca compresa”. È questo il senso del “Tavolo delle trattative”, realizzato da Alessandro Bergonzoni e inaugurato oggi a Palazzo Pepoli, a Bologna, nell’ambito della kermesse Art City. Un tavolo, appunto, sorretto dalle gambe, ovviamente non più utilizzate, di chi quelle vere le ha perse a causa delle mine, e provenienti dall’Iran grazie all’aiuto di Emergency, racconta l’artista.

“Virtualmente e spero non solo, questo tavolo vive in tutti i ‘teatri’ di guerra, dove l’unico pubblico che c’è spesso è lontano migliaia di chilometri e sta a guardare più o meno impotente, o peggio è pubblico pagante, cioè che, foraggia connivente ed alimenta con armi e mezzi di ogni genere, quel palco dove gli attori continuano a morire”, spiega l’artista. Un simbolo contro la guerra costituito da una “traballante situazione architettonica e anche metaforica di gambe che sono state sacrificate perché nessuno ha fatto diplomazia, nessuno ha fatto compromessi”, dove insomma le trattative poggiano materialmente su arti artificiali, “quelli di chi le gambe le ha perdute per sempre, ma che nonostante tutto ‘sostengono’, metaforicamente, simbolicamente, e architettonicamente, il peso dell’appoggiarvisi, intavolando compromessi, diplomazia, idee, e strategie altre”.

Tavolo delle trattative di Alessandro Bergonzoni

IL 10 FEBBRAIO AL TAVOLO, INSIEME, I RAPPRESENTANTI DI FEDE EBRAICA E ISLAMICA

Nel corso del vernissage, Bergonzoni invita giornalisti, a sedersi accanto a lui al tavolo per fare domande, “incrociando le gambe con quelle degli altri nel tavolo”, e a contribuire attivamente al senso dell’installazione, che l’artista ha intenzione di completare, sempre con il sostegno di Emergency, con “altre 18 gambe”, e che auspica possa essere portata nelle scuole. L’opera sarà visitabile su prenotazione fino al 10 febbraio, giorno in cui si terrà il finissage con tanto di ‘trattativa’ conclusiva tra l’artista, rappresentanti delle istituzioni e delle diverse fedi nella città di Bologna. Tra questi hanno confermato la presenza il presidente della Comunità ebraica Daniele De Paz e della Comunità islamica Yassine Lafram.
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