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Gennaio 2025, il più caldo della storia. E stavolta è una notizia davvero allarmante

Gennaio 2025 è stato il più caldo mai registrato. Un dato che preoccupa i climatologi che si aspettavano una diminuzione delle temperature mondiali. Ecco perché.

Gennaio 2025 è stato il mese di gennaio più caldo mai registrato a livello globale. A dirlo è Copernicus, il servizio della Commissione Ue e dell’ESA di monitoraggio satellitare del Pianeta.

Sembra una notizia come le tante che ormai siamo abituati a leggere, perché di mesi “più caldi di sempre” se ne sono registrati a decine negli ultimi anni. Ma questa volta è diverso.

Perché i climatologi di tutto il mondo si aspettavano, se non un abbassamento delle temperature, quantomeno un’attenuazione del riscaldamento.

Questo a causa di un fenomeno meteo ciclico – La Niña – che, quando è presente (come in questo momento), raffredda di qualche decimo di grado le temperature di diverse zone della Terra. Il fatto che ciò non sia avvenuto ha sconvolto la comunità scientifica che ora prova a capire cosa stia succedendo. Ma andiamo con ordine.

I dati di Copernicus per Gennaio 2025

Stando al report mensile del programma Copernicus, il mese di gennaio da poco terminato ha fatto registrare una temperatura media dell’aria superficiale di 13,23°C.

Una temperatura 0,79°C superiore alla media di gennaio del 1991-2020. E addirittura 1,75°C superiore rispetto alla temperatura media annuale del periodo preindustriale (cioè quando la temperatura del nostro Pianeta non risentiva delle emissioni di gas serra generate dall’essere umano).

Copernicus fa sapere che Gennaio 2025 è risultato essere “il  18mo mese degli ultimi diciannove mesi in cui la temperatura media globale dell’aria superficiale è stata di oltre 1,5 gradi in più rispetto al livello preindustriale”.

Ma se le cose a livello globale sono andate male, a livello europeo sono andate ancora peggio. L’Europa – e in particolare la zona del Mediterraneoè un hotspot climatico. Cioè un luogo della Terra in cui i cambiamenti climatici si vedono prima che altrove oltre ad essere più intensi e più frequenti.

Le temperature di gennaio scorso lo dimostrano. La temperatura media sulla terraferma europea per gennaio 2025 è stata di 1,80 gradi, 2,51 gradi in più rispetto alla media di gennaio 1991-2020.

Dati che preoccupano gli scienziati

“Gennaio 2025 è un altro mese sorprendente, che continua con le temperature record osservate negli ultimi due anni, nonostante lo sviluppo delle condizioni di La Niña nel Pacifico tropicale e il temporaneo effetto di raffreddamento sulle temperature globali”, ha dichiarato Samanta Burgess, responsabile strategico per il clima dello European Centre for Medium-Range Weather Forecasts.

Sta tutta in questa frase la preoccupazione della comunità scientifica. La Niña è un fenomeno climatico naturale che rafforza gli alisei nell’Oceano Pacifico, spingendo acque fredde verso la superficie e alterando i modelli atmosferici globali. Questo effetto tende a ridurre leggermente la temperatura media del pianeta, contrastando temporaneamente il riscaldamento globale.

In altre parole, in questi mesi di sviluppo della Niña ci sarà da una parte il riscaldamento globale che gradualmente (ma inesorabilmente) farà crescere le temperature mondiali e da un’altra parte gli effetti de La Niña che porteranno giù le temperature. Due condizioni che portano a un bilanciamento.

Per questo motivo i climatologi si aspettavano almeno un rallentamento della crescita delle temperature. Ora che sappiamo che così non è stato, gli scienziati stanno cercando di capire il motivo.

Le ipotesi sono tante, la prima riguarda la possibilità che La Niña quest’anno sia particolarmente debole, tanto da annullare i suoi effetti benefici contro il riscaldamento globale di origine antropica.

Un’altra ipotesi è che il passaggio a combustibili più puliti nel settore delle navi – che è un passaggio fondamentale per mitigare il cambiamento climatico – ha portato a uno sviluppo inaspettato: la riduzione delle microparticelle di smog che, riflettendo i raggi del sole, contribuivano a rallentare il riscaldamento terrestre.

Di questo avviso è anche il famoso climatologo James Hansen che di recente ha dichiarato che oramai, secondo i suoi modelli previsionali, la possibilità di restare sotto i 2°C di riscaldamento globale (la soglia dichiarata “critica” dagli esperti) è nulla. E che dovremo prepararci all’aumento della quantità e della frequenza di eventi meteo estremi.

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