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Roma, case dei poliziotti a Montespaccato, stop agli sfratti? Parola a Gualtieri


ROM – “Trenta famiglie con bambini e disabili hanno dovuto lasciare queste case. Adesso il Parlamento prevede una serie di norme a tutela, per evitare gli sfratti. Abbiamo vissuto per quasi tre anni in questa situazione e i giudici ci hanno condannato al rilascio delle case”. Sembrerebbe il lieto fine, ma non lo è ancora, e la parola spetterebbe adesso al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, su una storia paradossale e amara che qualche servitore dello Stato con la propria famiglia ha già pagato a caro prezzo.

A dare la sua testimonianza alla Dire sugli ultimi colpi di scena è un poliziotto che vive lì, negli alloggi sociali del quartiere romano di Montespaccato di Edilizia Pubblica, assegnati a poliziotti, finanzieri, carabinieri che appartengono alla società Boccea Gestione Immobiliare srl. Gli inquilini sono assegnatari di case popolari grazie a un bando della Prefettura indetto nel 2002, e hanno in mano un contratto di affitto scaduto che la società – che ha il diritto d’uso della superficie del comune di Roma – non ha voluto rinnovare. ‘Ha o aveva’ perché dall’assemblea Capitolina è arrivata un’istanza per revocare questo diritto d’uso a fronte di gravi irregolarità che vanno dall’agibilità degli alloggi, all’aumento vertiginoso dei canoni di locazione che ha comportato per gli inquilini pesanti decreti ingiuntivi.

“Abbiamo vissuto due anni con la spada di Damocle, sfratti, condanne alle spese e solo ora il Comune si rende conto delle gravi violazioni. L’ex sindaca Raggi ha fatto un’interrogazione urgente che ha di fatto obbligato la maggioranza a prendere provvedimenti. Ora la parola spetta al sindaco”, continua nel racconto l’inquilino.

LA REVOCA DEL DIRITTO DI SUPERFICIE ALLA SOCIETÀ

La querelle sulla vicenda era finita al TAR, è stata oggetto di interrogazioni parlamentari e il 29 gennaio l’assemblea Capitolina, con istanza firmata dai presidenti delle commissioni capitoline Yuri Trombetti, Nella Converti e Giulia Tempesta, ha chiesto di revocare la concessione del diritto di superficie alla Boccea Immobiliare. Questo comporta, si legge nell’atto, “l’acquisizione delle porzioni immobiliari (54 alloggi), il mandato al Dipartimento dell’Urbanistica per l’agibilità (che la società non ha depositato), e di redigere una perizia delle partite attive e passive dell’acquisizione al Patrimonio capitolino”.

Il 18 dicembre il Tribunale di Roma (sesta sezione) si era espresso nel ricorso dell’inquilino M.R. contro la società immobiliare stabilendo che il contratto di ‘locazione’ andasse considerato rinnovato e non cessato in virtù della sentenza 5110/2024, la quale ha affermato l’applicazione al contratto di locazione secondo l’articolo 1 bis della Legge 170/2023 che, come ricordato anche in una seduta alla camera dei Deputati con un ordine del giorno presentato dal deputato 5stelle Pasqualino Penza, “prevede che i contratti di locazione o di assegnazione in godimento aventi ad oggetto unità immobiliari a uso abitativo in regime di edilizia agevolata rientranti nel programma straordinario di cui all’articolo 18 del decreto-legge 13 maggio 1991, numero 152, in scadenza entro il 31 dicembre 2024, sono prorogati fino a tale data ai medesimi termini e condizioni”.

“Ci hanno provocato un grande danno, leggere le irregolarità in quella delibera fa male e il Comune, che da due anni e mezzo conosce questa situazione, ha la responsabilità di risolverla” denuncia ancora il poliziotto, che in questi anni ha visto sfratti e famiglie costrette ad andar via. La parola al Primo cittadino.
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