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Unicredit-Banco Bpm e Mps-Mediobanca, l’obiettivo è chiudere entro tre mesi

(Adnkronos) – Le offerte di Unicredit su Banco Bpm e di Mps su Mediobanca, che si intrecciano con l’operazione Commerzbank sempre della banca guidata da Andrea Orcel e con quelle di Generali su Natixis e di Banco Bpm su Anima sono tasselli di un complicato intreccio, scandito da notizie, indiscrezioni e ‘manovre’ finanziarie in continuo aggiornamento. La percezione diffusa è che si sia entrati in un risiko infinito, con azioni e reazioni a catena. C’è però, secondo quanto è in grado di ricostruire l’Adnkronos accostando diverse fonti autorevoli, un disegno che tiene insieme finanza e politica e che punta a semplificare il quadro con una scadenza relativamente vicina: tre mesi.  

L’indicazione è tutt’altro che casuale, considerato che l’8 maggio è in agenda l’assemblea per il rinnovo del cda di Generali. E’ una data entro la quale è ragionevole pensare che le due offerte principali, Unicredit-Bpm e Mps-Mediobanca, possano aver trovato la loro definizione. Non da un punto di vista tecnico, perché i tempi sono ovviamente più lunghi, ma almeno da un punto di vista politico, inteso in senso più ampio come ‘disco verde’ da parte del sistema. L’incognita principale resta, per definizione, il mercato.  

Ci sono diversi elementi a legare tra loro le due operazioni. Uno, più degli altri, può contribuire a imprimere un’accelerazione su entrambi i fronti. E’ il doppio ruolo del Mef, e quindi per estensione del governo, che su un tavolo, quello che porta da Siena a Piazzetta Cuccia, è azionista e sull’altro tavolo è un arbitro, perché è già iniziato il conto alla rovescia per il via libera, entro 45 giorni dalla richiesta inoltrata, da parte di Palazzo Chigi a Unicredit, ai sensi del golden power, per l’operazone su Banco Bpm.  

Nello stesso tempo, va considerato l’equilibrio tra gli interessi in campo. Sono dichiarati quelli del governo, che vuole un terzo polo bancario forte. Sono chiari quelli di azionisti di peso come Caltagirone e Delfin, che sono presenti in Mps e Mediobanca e ambiscono a incidere in maniera diversa rispetto a quanto sono riusciti a fare finora in Generali. Sono altrettanto ‘leggibili’, perché più volte puntualizzati e ribaditi al mercato, gli obiettivi di Unicredit. Il Ceo Andrea Orcel vuole chiudere l’operazione italiana e giocarsi fino in fondo la partita in Germania. 

L’acquisto da parte della banca di Piazza Gae Aulenti di quote in Generali, il 4,1% più uno 0,6% per conto di clienti e potrebbe esserci una ulteriore quota potenziale in strumenti derivati, è l’altro elemento chiave nel ragionamento che porta a sostenere che si possa arrivare entro tre mesi ad avere un quadro molto più delineato rispetto a oggi.  

L’investimento è stato definito finanziario e non strategico. In termini tecnici questa puntualizzazione serve ad assicurare che non è intenzione di Unicredit scalare Generali. Ma in termini sostanziali quel pacchetto di azioni ha sicuramente un valore strategico. Nel senso che pesa e che sarà fatto pesare a sostegno degli interessi della banca. Come? Qui si entra inevitabilmente nel campo delle supposizioni, perché si sconfina nel processo alle intenzioni. Stando alla fotografia della situazione attuale, Orcel potrà decidere di usare il peso che ha acquisito in Generali per sostenere Mediobanca e l’attuale management o, al contrario, per aggiungere sostanza al fronte opposto di Caltagirone e Delfin. Ma, e questa è l’indicazione che prevale accostando le fonti interpellate dall’Adnkronos, l’8 maggio il quadro potrebbe essere già diverso con la partita per le Generali profondamente cambiata dall’evoluzione delle due offerte in corso. (Di Fabio Insenga)  

 

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