ROMA – Le sfide globali sono al centro dell’azione del G7, e per questo, in settimana, i leader dei sette Paesi hanno affrontato l’escalation che sta colpendo l’est della Repubblica democratica del Congo. Già 3mila morti in pochi giorni. “Con l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea”, si legge in una dichiarazione comune, “condanniamo fermamente l’offensiva dell’M23 sostenuta dal Ruanda nella Repubblica democratica del Congo orientale e, in particolare, la presa di Minova, Saké e Goma”. I ministri degli Esteri del G7 inoltre “deplorano le conseguenze devastanti della rinnovata offensiva M23 e delle Forze armate ruandesi, che peggiorano le già difficili condizioni umanitarie”.
L’appello è a cessare le violenze, aprire corridoi umanitari sicuri e a sedersi al tavolo negoziale. Insomma, il messaggio guarda all’appuntamento di domani, quando il presidente ruandese Paul Kagame volerà a Dar Es Salaam per interloquire col presidente congolese Felix Tshisekedi. La cornice è un vertice d’urgenza convocato da due organismi regionali, la Comunità dell’Africa orientale (Eac) e la Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc). La prospettiva, come esorta il G7, è “tornare al tavolo delle trattative e onorare gli impegni” assunti dalle parti “nell’ambito del Processo di Luanda, ossia i negoziati di pace per l’est del Congo avviati nel 2024 nella capitale dell’Angola, e arenatisi a metà dicembre. Poi, il 27 gennaio, l’M23 ha conquistato Goma. Il gruppo ha poi annunciato un cessate il fuoco unilaterale, alimentando la speranza che l’appuntamento di domani possa rappresentare un punto di svolta per la regione del Kivu e quella più ampia dei Grandi laghi.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it