ROMA -L’istituto superiore Sandro Pertini di Monfalcone, in provincia di Gorizia, è finito nel ciclone mediatico perché si è scoperto che cinque sue studentesse sono quotidianamente sottoposte, prima dell’inizio delle lezioni, alla “prassi dello stanzino”. Detta così sembra qualcosa di scabroso, in realtà si tratta di una mera procedura di identificazione delle studentesse di fede musulmana che indossano tutti i giorni, per venire a scuola, il niqab. Non un semplice velo che copre i capelli, ma un indumento che copre l’intero viso e lascia solo gli occhi liberi. Viene indossato con un khimar, un lungo scialle avvolto intorno alla testa.
LA DIRIGENTE: “COSÌ LE RAGAZZE NON LASCIANO LA SCUOLA”
Così a Monfalcone, prima di entrare in classe, cinque studentesse bengalesi devono passare per una piccola stanza appartata dove una docente incaricata alza il velo nero e si assicura che a entrare a scuola siano proprio le allieve iscritte. È un rituale non codificato scelto, come spiega al Corriere della Sera dalla dirigente Carmela Piraino come “una soluzione non traumatica che garantisce la continuità scolastica”. Perché il rischio effettivo è che, se fosse loro impedito di indossare il niquab, “le le ragazze lascino la scuola”. Al Pertini da anni ci sono ragazze che indossano il velo in ogni classe, sono le figlie dei tanti operai bengalesi che lavorano nei cantieri di Monfalcone. Il “niqab” è apparso solo negli ultimi anni: l’anno scorso lo indossava solo una studentessa, quest’anno il numero è cresciuto. “Di fronte al loro rifiuto a toglierlo, la scuola ha scelto per l’accoglienza, comunque”, si difende la dirigente.
Insomma, il controllo dello stanzino non è qualcosa di scabroso o discriminatorio, è piuttosto un tentativo di rendere la scuola inclusiva per le studentesse di fede islamica. Che si somma ad altri “tentativi”: al Pertini è stato necessario anche “personalizzare” l’educazione motoria. Le ragazze musulmane giocano a badmington, spiega la preside, e non fanno attività che possano in qualche modo mettere in mostra il corpo.
LE REAZIONI DELLA POLITICA
La pubblicazione di un articolo su un quotidiano locale dell’esperienza del Pertini ha però innescato la polemica politica che ha varcato i confini regionali, con la Lega in prima linea. I vertici regionali del partito, capitanati dall’ex sindaca ed ora europarlamentare Anna Maria Cisint hanno annunciato un progetto di legge regionale per vietare l’utilizzo del niqab nei luoghi pubblici, “a partire dalle scuole” che preveda due sanzioni per chi lo infrange: due anni di reclusione e niente diritto a chiedere la cittadinanza.
Sul caso di Monfalcone ha parlato per la prima volta dal suo incarico la neo Garante dell’infanzia Marina Terragni, esprimendo “molte preoccupazioni sulla libertà di queste ragazze e sulla loro effettiva integrazione nel contesto scolastico e sociale” e auspicando che “su ogni caso analogo il Ministero dell’Istruzione e del Merito ponga la massima attenzione”.
VALDITARA: “RIVEDERE LA NORMATIVA VIGENTE”
E l’intervento del ministro Giuseppe Valditara non si fatto attendere: il titolare del Mim ha prima di tutto difeso l’operato della dirigente scolastica, ma anche riconosciuto la necessità di una norma nazionale sulla materia. “La scuola deve essere un luogo di vera integrazione, di relazioni umane solide e trasparenti, di valorizzazione della dignità della persona, un luogo in cui ragazze e ragazzi siano liberi di crescere armoniosamente. Non si deve caricare la scuola di responsabilità che non le competono. Senza una legge che riveda la normativa vigente, non si può chiedere a dirigenti scolastici e docenti più di quanto ha fatto la preside della scuola di Monfalcone”.
CIRIANI: “IN CLASSE SI STA A VOLTO SCOPERTO, AL LAVORO SU UNA LEGGE”
Oggi è tornato sul tema il collega Luca Ciriani ministro per i Rapporti con il Parlamento, interpellato da TeleFriuli, spiegando che si è già al lavoro per una legge anti-niqab : “In classe si sta a volto scoperto, è una regola”. Per questo “il ministro Valditara si sta già attivando e il sottosegretario Paola Frassinetti sarà in città domani o dopodomani. Le regole e le leggi vanno rispettate, non c’entra nulla il rispetto per le religioni. L’Italia è un Paese che ha delle leggi e in classe si sta a volto scoperto”.
IN FRIULI
Concorde il governatore friulano Massimiliano Fedriga interpellato sull’episodio della scuola Pertini, sull’opportunità di una legge contro il niqab: “Se lo dice il ministro, evidentemente è così. Sicuramente dal punto di vista dell’integrazione, penso che (il niqab, Ndr) sia qualcosa di più lontano possibiledall’integrazione”. Sul punto- se serva o meno una norma- fa chiarezza Diego Moretti caporuppo regioale del Pd: “Per risolvere la questione del niqab a scuola non serve una nuova legge: basta semplicemente applicare quanto già esiste. Tutto il resto- sentenzia- è solo propaganda che la Lega”.
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