di Alessio Pisanò
STRASBURGO – “Riconoscere i documenti di stato civile di un figlio” nato da due genitori dello stesso sesso o concepiti con gestazione per altri “non significa istituire automaticamente il matrimonio omosessuale”. Lo ha dichiarato il commissario europeo alla Giustizia intergenerazionale e la cultura, Glenn Micalleff, durante un dibattito sul tema nel corso della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. Riconoscere i documenti dello stato civile “pubblicati in un altro Stato membro dell’Ue a prescindere dal sesso dei due genitori è indispensabile per permettere il godimento dei diritti dell’unione, quali quello di viaggiare, di cambiare residenza e di essere trattati alla pari delle persone del Paese in cui si è ospitati”, ha aggiunto Micallef.
Nell’Ue, ha detto il maltese, “le famiglie possono avere difficoltà nel vedere riconosciuti i diritti che conseguono dall’unione civile e nei legami di genitorialità quando si spostano in un Paese membro all’altro o tornano al loro Paese di origine”. Il regolamento europeo che la Commissione ha proposto nel 2022, che il Parlamento europeo ha sostenuto in un primo voto nel 2023, e su cui il Consiglio Ue fatica a prendere una posizione, permette attraverso un certificato di genitorialità unico nell’Ue di “godere anche dei diritti derivanti dalla legge nazionale, come l’eredità, il supporto finanziario da parte di tutti e due i genitori e di essere rappresentati da uno dei due genitori”, ha continuato Micallef. Questo, ha sottolineato, “avverrebbe a prescindere dal modo in cui il figlio è concepito o dal tipo di famiglia”.
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