ROMA – Il dipartimento della Sicurezza interna degli Stati Uniti ha annunciato in una nota la decisione di sospendere il rinnovo della protezione temporanea per i profughi haitiani, che da adesso in poi potranno così essere soggetti a deportazione forzata. Complessivamente si stima che ci sia oltre mezzo milione gli haitiani residenti nel Paese: 520.694 stando alle stime di luglio scorso, contro i 57mila del 2011.
Si tratta di un annuncio che segue le promesse di Donald Trump in campagna elettorale di invertire la politica di accoglienza per gli haitiani basata sui rinnovi della precedente amministrazione Biden. Trump ha denunciato che, a causa di tali rinnovi, il suo predecessore avrebbe permesso a oltre un milione di persone di risiedere nel Paese. Tra queste, come criticano i repubblicani, figurerebbero anche persone originarie di Stati in cui sarebbero ormai terminate le crisi che avevano originato le migrazioni.
La decisione ha suscitato immediate proteste da parte delle organizzazioni per i diritti umani, che già da settimane denunciano la pratica delle deportazioni forzate, con visite – anche notturne – di agenti di polizia dell’Ice, ossia l’agenzia federale responsabile della sicurezza delle frontiere, nelle abitazioni degliimmigrati per ricondurli nei loro Paesi. All’origine delle contestazioni, il fatto che l’esodo di haitiani sia causato dalle violenze delle bande armate che stanno tenendo ostaggio da tempo la popolazione locale. Continui anche gli scontri tra combattenti e forze di sicrezza locali. La crisi ha già causato secondo le Nazioni Unite ben 5.600 vittime e decine di migliaia di sfollati.
Aumentano le aree della capitale Port-au-Prince che cadono sotto il controllo dei ribelli e questo ha causato la paralisi delle attività commerciali e difficoltà di accesso ai beni di prima necessita per la popolazione. “Rimandare 500mila persone in un paese dove c’è un così alto tasso di mortalità è totalmente disumano. Ci auguriamo che, poiché hanno detto che torneranno a visitare la questione, mettano da parte la politica e mettano l’umanità al primo posto” ha detto Tessa Petit, direttrice della Florida Immigrant Coalition di origini haitiane.
Da tempo gli haitiani sono bersaglio delle politiche anti-migratorie annunciate da Trump. Prima della sua elezione, il candidato repubblicano dichiarò, senza fornire le prove e basandosi su una notizia che poi si rivelò scorretta, che gli immigrati da Haiti rubassero gli animali domestici per mangiarli. Il fenomeno non riguarda solo gli Haitiani.
Oggi Amnesty international ha diffuso un rapporto in cui accusa l’amministrazione Trump di aver “smantellato il Programma di ammissione delle persone rifugiate”, arrivando così ad “abolire i diritti costituzionali come la cittadinanza alla nascita e ha dato seguito ad azioni già annunciate che affondano le loro radici nel razzismo e nel suprematismo bianco”.
Lo studio ‘Vite in un limbo: il devastante impatto delle politiche di Trump in materia di asilo e immigrazione’, rivela che “il diritto d’asilo al confine tra Stati Uniti d’America e Messico è inesistente, in violazione degli obblighi nazionali e internazionali degli Usa in materia di diritti umani”. La ricerca, come informa Amnesty, “si basa su interviste alla frontiera, realizzate tra il 3 e il 9 febbraio, a persone che cercavano salvezza negli Usa”.
Le allarmanti conclusioni cui Amnesty International è giunta sono il frutto dei decreti esecutivi del presidente Trump e dell’aumento della militarizzazione della frontiera da parte del governo del Messico”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it