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COP16, ecco l’accordo per la biodiversità

Ospite del Magazine di Teleambiente dedicato alla COP16 è la giornalista Valeria Barbi.

Accordo raggiunto in extremis alla COP16, cioè alla Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, a Roma, in Italia, nella sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). Dopo tre giornate di negoziati, i partecipanti hanno sottoscritto un’intesa per salvare la natura a rischio a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della perdita di habitat.

A raccontare i dettagli del Testo nel Magazine di Teleambiente dedicato alla COP16, cioè alla Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, è la giornalista Valeria Barbi: “Nelle ultime ore dei negoziati, i partecipanti hanno raggiunto l’accordo considerato più ostico cioè l’accordo sui meccanismi finanziari. A osteggiare il Testo sono stati i Paesi BRICS, soprattutto Brasile e Russia, che avrebbero voluto che i fondi dedicati alla biodiversità non rientrassero più nel Global Environment Facility (GEF) gestito dalla World Bank e considerato discriminatorio. Proprio per questo l’accordo sottoscritto ha delineato una vera e propria roadmap che porterà all’istituzione di un meccanismo finanziario entro il 2030. Tra gli obiettivi principali, il raggiungimento dei 200 miliardi di dollari necessari a salvaguardare la biodiversità del pianeta Terra“.

COP16, ecco il racconto della terza giornata

Già circolata, dopo un lungo stallo causato da alcune legittime obiezioni del Congo, una prima bozza dell’accordo della COP16, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità. Il Testo propone una road map con alcune tappe intermedie come la decisione, entro il 2030, sull’ok o meno all’istituzione di un nuovo fondo staccato dal Global Environment Fund (GEF) gestito, almeno fino a oggi, dalla World Bank avente come principale investitore gli Stati Uniti d’America di Donald Trump ed Elon Musk. A essere critici sulla bozza sono sia i Paesi non industrializzati sia i Paesi caratterizzati da una grave crisi della biodiversità. Ad appoggiare almeno parzialmente il Testo è, invece, l’Unione Europea che sottolinea la necessità di volere prendere tempo per le decisioni finali. Tempo che, secondo la Scienza, non abbiamo più“, il racconto a Teleambiente della giornalista ambientale e scientifica Valeria Barbi.

COP16, ecco il racconto della seconda giornata

Ieri la COP16, cioè la Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, si è conclusa senza grosse novità, a eccezione del “Cali Fund” per la condivisione dei benefici economici ottenuti dallo sfruttamento delle risorse genetiche delle specie animali e delle specie vegetali. Proprio per questo le imprese, in particolare dei settori cosmetici e farmaceutici, dovranno versare l’1% del profitto o lo 0,1% del fatturato. Purtroppo, però, l’erogazione dei soldi non è obbligatoria. La speranza è che le aziende capiscano che la loro sopravvivenza dipende dalla conservazione della natura“, il racconto a Teleambiente della giornalista ambientale e scientifica Valeria Barbi.

COP16, ecco il racconto della prima giornata

Fino a ora, le persone registrate per seguire la COP16, cioè la Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, sono almeno 14.600. Si sente, però, la mancanza dei rappresentanti politici. Di certo, una conferenza stampa conferma l’apertura del cosiddetto “Cali Fund” approvato appunto a Cali, in Colombia, tra il 21 ottobre e il 1° novembre 2024. Questo meccanismo, al cui interno le imprese verseranno i contributi economici, è fondamentale per i benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche appartenenti a specie vegetali e a specie animali. Non a caso il ministro dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile della Colombia e Presidente della COP16, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, Susana Muhamad, dichiara che il “Cali Fund” rappresenta, tra l’altro, un processo democratico di condivisione e di inclusione delle comunità indigene fondamentali per la protezione dei luoghi soliti ospitare la ricchezza di vita del pianeta Terra”il racconto a Teleambiente della giornalista ambientale e scientifica Valeria Barbi.

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