ROMA – Meloni segue Starmer. Entrambi alla rincorsa di Trump. L’Italia è pronta ad alzare fino al 2,5% del Pil le spese militari per la Nato. E’ più di una voce, quella raccolta dal Corriere della Sera, che descrive il “piano di Meloni” sul tavolo del ministero dell’Economia. “L’Italia è pronta a fare la sua parte ma attende — e per questo al momento le tabelle del Mef sono ballerine — il via libera tecnico del Consiglio europeo allo scorporo dal Patto di Stabilità delle spese per la Difesa. Via libera che non arriverà prima di un mese, con una serie di caveat finanziari che non sono indifferenti. E sui quali al Mef sono già partite diverse previsioni”.
“La decisione politica sembra però definita – scrive ancora il Corsera – l’Italia salirà di un punto di Pil (circa 20 miliardi), dall’attuale 1,56%, nelle spese militari che possono essere integrate nel sistema operativo della Nato. È quello che la Casa Bianca sta chiedendo a tutti gli Stati europei, ed è anche uno snodo non indifferente della stessa credibilità di Giorgia Meloni”.
Il contesto è quello di una Nato del futuro a guida britannica. “Secondo quanto letto dal Corriere gli Stati Uniti hanno inviato a Palazzo Chigi, e tramite il comando Nato di Bruxelles a tutti gli alleati europei dell’organizzazione militare nata dopo la Seconda guerra mondiale, una comunicazione che riguarda la futura postura Nato nei confronti della Russia, una postura diversa da quella attuale. Il contenuto di questo documento è stato al momento «congelato», dunque comunicato con il massimo livello di segretezza diplomatica, a tutti gli Stati europei che aderiscono alla Nato”. “Gli Stati Uniti hanno già comunicato in modo riservato a tutti i Paesi della Ue che d’ora in poi, e sin quando resterà in piedi, il cosiddetto formato Ramstein, il gruppo di contatto che ai Paesi Nato ha aggiunto un’altra ventina di Stati nel punto periodico operativo sull’assistenza militare a Kiev, cambierà leadership: dalla prossima riunione saranno gli inglesi a dettare l’agenda”.
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