L’indagine, condotta in collaborazione con +972 Magazine e Local Call, ha evidenziato come l’Unità 8200 abbia sfruttato conversazioni telefoniche e messaggi di testo per insegnare al sistema a comprendere l’arabo parlato. Con l’obiettivo di creare un chatbot capace di rispondere a domande sulle persone sotto monitoraggio e analizzare l’enorme mole di dati raccolti.La corsa allo sviluppo del sistema ha subito un’accelerazione dopo lo scoppio della guerra a Gaza nell’ottobre 2023. Il modello era ancora in fase di addestramento nella seconda metà dell’anno scorso e non è chiaro se sia già operativo.Il progetto è emerso da un discorso pubblico poco notato di un ex tecnico dell’intelligence militare, Chaked Roger Joseph Sayedoff, il quale ha dichiarato che l’obiettivo era raccogliere “quantità psicotiche” di dati in arabo. Tre ex funzionari dell’intelligence hanno confermato l’esistenza del modello, sottolineando come l’Unità 8200 avesse già sperimentato strumenti di machine learning su scala ridotta prima di lanciare questo ambizioso progetto.Un ex addetto ai lavori ha spiegato che l’intelligenza artificiale non serve solo per prevenire attacchi, ma anche per tracciare attivisti per i diritti umani e monitorare costruzioni palestinesi nell’Area C della Cisgiordania.

L’uso di modelli linguistici avanzati nell’intelligence comporta rischi significativi, avvertono esperti e attivisti. Questi sistemi possono rafforzare pregiudizi e generare errori, rendendo difficile comprendere come siano state raggiunte certe decisioni anche critiche sulle vite dei palestinesi. L’IA tende ad “allucinare”, generando connessioni errate e deduzioni sbagliate. Un errore può avere conseguenze devastanti: a novembre 2023, per esempio, l’IA potrebbe aver contribuito alla selezione di un obiettivo in un attacco aereo su Gaza, in cui sono morte quattro persone, tra cui tre adolescenti.Le Forze di Difesa Israeliane non hanno risposto alle domande del Guardian, limitandosi a dichiarare che impiegano “vari metodi di intelligence” per contrastare attività terroristiche.Ma non è la prima volta che l’Unità 8200 sfrutta l’IA: sistemi come The Gospel e Lavender hanno già giocato un ruolo nelle operazioni militari a Gaza, identificando bersagli per attacchi letali. Il nuovo modello, tuttavia, rappresenta un salto di qualità, permettendo di analizzare conversazioni su larga scala e rilevare schemi difficili da cogliere per un essere umano.Lo sviluppo del chatbot ha incontrato iniziali difficoltà, poiché i modelli commerciali in lingua araba erano basati sull’arabo scritto formale, non su quello parlato. La soluzione? Inserire nel sistema ogni trascrizione di comunicazioni informali mai raccolta dall’Unità 8200, arrivando a un dataset di circa 100 miliardi di parole. Il risultato: un modello che comprende dialetti specifici e terminologia militare di gruppi armati.Secondo fonti vicine al progetto, la raccolta di dati ha incluso anche comunicazioni di vita quotidiana prive di valore strategico, ma essenziali per affinare le capacità linguistiche del modello.

Anche la CIA e i servizi segreti britannici stanno sviluppando LLM per l’analisi delle informazioni open source. Tuttavia, esperti di intelligence occidentali sottolineano come Israele sia disposto ad assumersi rischi maggiori rispetto ai suoi alleati, sfruttando l’IA in modi che sarebbero inaccettabili in paesi con regolamentazioni più stringenti.
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