Grande successo per Luca Barbarossa a a Terni. Con il suo show tratto dal libro: ‘Centro storie per cento canzoni’ ha portato cultura, storia ed emozioni, ripercorrendo la vita di tutti noi attraverso le canzoni, la loro genesi ed il contesto in cui sono nate. Il tutto spaziando tra musica italiana ed internazionale perché, come ha detto l’artista: “Questa è la storia della musica universale perché per fortuna la musica è una delle poche cose che non ha confini”
Al centro multimediale di Terni, cultura, storia, aneddoti e tanta musica, si sono miscelati in uno spettacolo sold out in cui Luca Barbarossa ha ripercorso le tappe del nostro vivere in 100 canzoni, italiane e straniere.
Luca Barbarossa, con ‘Cento storie per cento canzoni’ ha celebrato i brani della nostra vita e le loro storie, dai più noti, a quelli più di nicchia.
Un evento intimo, acustico, ma allo stesso tempo coinvolgente, che ha permesso al pubblico di connettersi non solo con le melodie, ma anche con il significato profondo che si cela dietro di esse.
Ai microfoni di Teleambiente è intervenuto Luca Barbarossa
“Questa è la storia della musica universale – ha spiegato l’artista – devo dire, perché per fortuna la musica è una delle poche cose che non ha confini, quindi non la etichetterei musica italiana e non. Perché in realtà racconto la storia di cento grandi canzoni della storia della musica, di ogni latitudine e di ogni periodo storico. La canzone dà il pretesto per parlare quasi di tutto, perché si parla di storia, di politica, di diritti civili, di cinema ovviamente, di teatro, di televisione”.
“E soprattutto – ha aggiunto Luca Barbarossa – della gloriosa storia della radio, che ha compiuto cento anni. E quindi esploro vari periodi storici, varie musicalità, racconti fantastici che riguardano gli autori, i compositori, gli arrangiatori, i produttori, i cantanti che ci sono dietro le canzoni”.
“E a volte – ha continuato Barbarossa – dei contesti storici sorprendenti che uno non immaginerebbe ascoltando semplicemente la canzone, perché magari non conosce il retroscena”.
Luca Barbarossa ha raccontato anche la genesi di Via Margutta, suo grande successo del 1986.
“Via Margutta – ha ricordato Luca Barbarossa sempre a Teleambiente – è un po’ la mia storia, perché sono nato lì ed è una canzone che nasce dai racconti dei miei nonni. Racconti di guerra, racconti drammatici, racconti di deportazioni. E io mi sentivo, come dice Jovanotti, ‘un ragazzo fortunato’, perché sotto lo stesso cielo che aveva visto tanto orrore, io potevo, da ragazzo libero, innamorarmi, girare per le strade”.
“Eppure – ha rimarcato Barbarossa – i luoghi erano gli stessi dei racconti drammatici dei miei nonni. E quindi questo salto temporale, questo contrasto tra il passato e il presente mi portò a scrivere questa canzone”.
Il rapporto con i grandi cantautori, tipo Sergio Endrigo e Luigi Tenco.
“Il mio rapporto con Endrigo e con Tenco – ha evidenziato Luca Barbarossa – ovviamente viene da lontano, prima di tutto dall’ammirazione. In questo spettacolo c’è una canzone di Tenco, che è ‘Mi sono innamorato di te’, perché Tenco ha rivoluzionato un linguaggio, perché si può fare una piccola rivoluzione anche parlando d’amore. Non è detto che le canzoni rivoluzionarie siano per forza, solo, quelle, ‘impegnate’.
“Tenco – ha proseguito Barbarossa – ha detto: ‘Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare’, spazzando via secoli di romanticismo o comunque di romanticheria”.
“Endrigo – ha sottolineato ancora l’artista – ha scritto delle canzoni straordinarie che io porto nel cuore, come ‘Lontano dagli occhi’, come ‘Canzone per te’, come ‘Io che amo solo te’ e tante altre. Non so, forse anche perché eravamo vicini di casa, in campagna vicino Roma e ho fatto le scuole con sua figlia, lo sentivo anche particolarmente vicino”.
“Il privilegio – ha raccontato ancora Luca Barbarossa – è stato anche di aver condiviso con lui la prima etichetta discografica, la Fonit Cetra. Quando andavamo in giro a fare la promozione insieme, io vedevo questo gigante, un gigante mite, un gigante mai vanitoso, mai spavaldo, sempre un uomo di una semplicità incredibile e stavo accanto a un colosso”.
Parlando del Festival di Sanremo, si è dibattuto molto sull’uso o meno dell’ autotune. Lei che Sanremo l’ha fatto in un’epoca in cui si cantava dal vivo, che ne pensa?.
“Non mi trascinerà in una polemica sul Festival di Sanremo e sull’autotune – ha sorriso Luca Barbarossa a Teleambiente – perché veramente non me ne puoi importare di meno. Io trovo i ragazzi, i giovani, che approcciano a nuovi linguaggi, bravissimi, straordinari. Non sono trincerato dietro nessuna barricata”.
“Trovo che ognuno nella musica – ha detto il cantautore romano – così come in cucina o altrove, usa gli ingredienti e le tecniche che vuole”.
“Quello che conta – ha concluso Luca Barbarossa – è quello che ci arriva, il risultato, l’emozione, se arriva o non arriva. Ma questo non lo decide né l’autotune né il bel canto”.
Lo spettacolo organizzato dalle associazioni Terni Città Futura ed Argoo è stato chiuso da ‘Portami a ballare’ brano dedicato a sua madre Annamaria, con cui Luca Barbarossa vinse il festival di Sanremo del 1992.
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