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Clima, nuovi rincari per il caffè in arrivo

L’allarme della Società Italiana di Medicina Ambientale: “Come per il cacao, la crisi climatica farà aumentare ulteriormente il prezzo al dettaglio”.

Ormai non è più una novità: la crisi del clima incide anche sull’economia reale e sui consumi. Lo dimostra, ad esempio, l’impennata continua del prezzo, anche al dettaglio, di beni di consumo quotidiano come il caffè o il cioccolato. Ciò che però fa preoccupare sono i continui rincari, che alla fine vanno a ripercuotersi direttamente sui consumatori. Con l’effetto che il prezzo di una singola tazzina di caffè sembra destinato ad aumentare progressivamente anche nei prossimi mesi, dopo i recenti rincari.

Il caffè, ampiamente consumato in tutto il mondo (Italia compresa), è senza dubbio l’esempio più significativo degli effetti della crisi climatica sulle coltivazioni e sulla produzione. I rincari, infatti, in un contesto così globalizzato, sono una inevitabile conseguenza. Gli effetti della crisi del clima si ripercuotono in primis sulle coltivazioni, con i raccolti che sono sempre meno fruttuosi, e di conseguenza anche sul prezzo delle materie prime.

La Società Italiana di Medicina Ambientale, analizzando quella che in molti hanno già definito ‘crisi del caffè’, ha previsto la possibilità di nuovi rincari anche nel prossimo futuro. “Alla base dell’impennata dei prezzi di alcune materie prime vi sono i cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro Pianeta” – ha spiegato il presidente di Sima, Alessandro Miani – “Periodi di siccità prolungata, incremento delle temperature medie associate a improvvise e intense precipitazioni, alterano profondamente l’ambiente e il territorio, decimando le produzioni agricole con effetti a cascata sull’offerta di alcune materie e, di conseguenza, sui prezzi al dettaglio“.

Fin qui, il problema, spiegato attraverso le cause che lo hanno originato. E pensare che, nonostante la crisi del clima sia stata troppo spesso colpevolmente minimizzata, la scienza aveva avvertito del rischio di rincari sia per le materie prime che per il prezzo al dettaglio di determinati beni di consumo. È noto ormai da tempo che alcune coltivazioni che producono beni diffusi in tutto il mondo siano a rischio. E non è una sorpresa, per le leggi del mercato, che una minore disponibilità di un bene porti inevitabilmente ad un aumento dei suoi prezzi. Quello che sta accadendo attualmente, però, appare senza precedenti: i rincari continuano a succedersi a un ritmo vertiginoso e ciò si ripeterà anche in un prossimo futuro.

L’analisi della Società Italiana di Medicina Ambientale si concentra su ciò che sta accadendo nei principali Paesi produttori di caffè: il Brasile, ad esempio, che produce il 38% del caffè consumato in tutto il Pianeta, così come il Vietnam, che segue al secondo posto con una quota di produzione del 17% a livello globale.
In Brasile, una siccità prolungata e senza precedenti ha messo a dura prova i raccolti, decimando la produzione di caffè. Non va meglio in Vietnam, che tra il 2023 e il 2024 ha visto la produzione di caffè ridursi del 20% a causa di diversi effetti combinati della crisi del clima: prima una siccità durata mesi, poi alcune gravi inondazioni causate dal passaggio del tifone Yagi. In un mondo globalizzato e interconnesso, questi problemi di natura produttiva non possono più essere considerati locali, considerando anche le loro ripercussioni a livello planetario.

Una crisi assolutamente analoga a quella del caffè sta interessando, per le stesse ragioni, anche il cacao. Anche in questo caso, c’è da attendersi nuovi e continui rincari sul prezzo del cioccolato. Una chiara dimostrazione del fatto che i cambiamenti climatici sono una minaccia non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia globale. E le soluzioni, a meno che non si riesca a mitigare gli effetti della crisi climatica, non sono vicine. Una possibilità è rappresentata dalla produzione di caffè o di cacao ‘coltivati’ in laboratorio, ma non sarà disponibile a breve. Specialmente considerando la lunga tempistica relativa alla tecnologia, alla burocrazia, ai necessari controlli e anche alle ‘resistenze’ dovute a veri e propri pre-concetti (come ad esempio nel caso della carne ‘coltivata’).

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