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Alluvione in Argentina, almeno 16 morti e decine di dispersi

Nella città portuale di Bahía Blanca, nel Sud della provincia di Buenos Aires, la situazione è ancora drammatica. La macchina dei soccorsi si muove lentamente, anche a causa dell’interruzione di diverse vie di comunicazioni, e all’appello potrebbero mancare ancora oltre cento persone, con le speranze di ritrovarle vive che si stanno affievolendo. 

Almeno 16 morti e diverse decine di dispersi, con il bilancio delle vittime che potrebbe aumentare nelle prossime ore. La situazione, a distanza di oltre tre giorni dalla tempesta che ha causato un’alluvione senza precedenti e gravissime inondazioni, è ancora molto delicata a Bahía Blanca, città dell’Argentina situata nella parte meridionale della provincia di Buenos Aires.

Javier Milei, il controverso presidente argentino ultraliberista e scettico sul cambiamento climatico, ha decretato tre giorni di lutto nazionale ma nella città portuale l’emergenza è ancora totale. I danni, al momento, ammonterebbero a circa 370 milioni di euro, ma la priorità ora è cercare i dispersi, molti dei quali sono stati trascinati via in pochi istanti dall’improvviso dilagare dell’acqua nei centri abitati, in seguito alle inondazioni. Tra i dispersi, così come tra le vittime, ci sarebbero anche alcuni bambini e gli anziani ospiti di case di riposo o residenze sanitarie assistenziali. Il numero delle persone disperse è ancora molto incerto, ma potrebbero essere anche più di cento.

Le immagini di quanto accaduto a Bahía Blanca hanno fatto il giro del mondo. I danni alle infrastrutture sono devastanti, e colpisce ancora di più pensare a quanto brevi, ma intense, siano state le piogge. Nella giornata di venerdì scorso, il temporale abbattutosi sulla città è durato poco, dalle prime ore del mattino fino al pomeriggio, ma su Bahía Blanca sono caduti circa 400 millimetri di acqua, l’equivalente di quanto, in quella Regione, solitamente piove in poco meno di un anno. I danni maggiori sono stati causati dall’inondazione di vari corsi d’acqua, a cominciare dal fiume Maldonado, il più grande che attraversa la città.

Assolutamente drammatiche anche le immagini provenienti dal reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale cittadino, colpito non solo da un black-out che ha interessato tutta la zona, ma anche dalle inondazioni. Una vera corsa contro il tempo per salvare i piccolissimi e fragili pazienti, nel tentativo di trasferirli in altre città. La macchina dei soccorsi, che si è mossa molto lentamente anche per via dell’interruzione di ogni genere di comunicazione, sta cercando anche di offrire assistenza agli sfollati, oltre mille persone costrette ad abbandonare in fretta le loro case. I più reattivi sono riusciti a mettersi in salvo salendo sui tetti, mentre resta ancora molto incerto il numero dei dispersi.

Nelle scorse ore, il meteo ha fatto registrare un significativo miglioramento, anche se la situazione resta molto complicata. Parecchie strade sono interrotte, altre sono ancora dei veri e propri fiumi e anche diversi autoveicoli sono completamente sommersi dall’acqua. Ed è probabile che, al loro interno, vi siano delle persone che mancano ancora all’appello. Per questo, sia tra i cittadini che tra le autorità locali, nessuno si fa illusioni: il bilancio delle vittime appare destinato ad aumentare tragicamente.

I testimoni parlano di uno “scenario di guerra”, ed è chiaro che una tempesta così potente sia legata al cambiamento climatico. Anche per questo, almeno a livello locale, è entrato nel vivo il dibattito su come potenziare i meccanismi di adattamento al cambiamento climatico, sia per rendere le città più resilienti, sia per implementare sistemi di soccorso più efficienti e tempestivi. Bahía Blanca, d’altronde, era stata già colpita poco più di un anno fa da un temporale violento anche se meno intenso di quello di venerdì scorso: era il dicembre 2023 quando l’alluvione causò 13 morti e danni ingenti.

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