In un’area privata di circa 4.000 metri quadrati era stato allestito un cantiere abusivo, e al suo interno è stata trovata una ingente quantità di rifiuti speciali, anche pericolosi, direttamente a contatto con il terreno e senza le protezioni adeguate per scongiurare contaminazioni ambientali.
Un’area privata di circa 4.000 metri quadrati, adibita a cantiere navale abusivo e a rimessaggio di unità navali, è finita sotto sequestro dopo un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza, dalla Guardia Costiera di Fiumicino e della Capitaneria di Porto di Roma. I sigilli sono scattati nella zona di Ostia, al confine tra il territorio comunale della Capitale e quello di Fiumicino, lungo la sponda golenale sinistra del Tevere, in prossimità dell’isola di Tor Boacciana.
Le lunghe e complesse indagini erano state coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma e, al termine, è scattata l’operazione che ha coinvolto la Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Roma, la Capitaneria di Porto di Roma e la Guardia Costiera di Fiumicino, ma anche il personale tecnico di Roma Capitale, quello della Regione Lazio e quello di Arpa Lazio, per le necessarie verifiche ambientali. Una collaborazione così corposa tra vari enti rientra non solo nell’ambito dei normali rapporti e delle singole competenze dei vari enti istituzionali, ma anche in base ad un protocollo di intesa siglato tra la Regione Lazio e il Comando Regionale Lazio della Guardia di Finanza.
Nel corso delle indagini, dei rilievi e dei sopralluoghi effettuati direttamente sul posto, era stato scoperto che quell’area era un bene demaniale per cui non era mai stato concesso il titolo per l’uso esclusivo, ed è per questo che (in base all’ex art. 321 del Codice di procedura penale) è scattato il sequestro preventivo dello specchio d’acqua (di circa 1.980 metri quadrati) e del pontile sovrastante (di circa 60 metri quadrati), comprese 54 diverse unità da diporto.
Non solo: in una parte di quell’area è stata rinvenuta una notevole quantità di rifiuti speciali, pericolosi e non, di varia natura e di difficile catalogazione sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Quei rifiuti, in evidente stato di abbandono, erano stati depositati a terra, direttamente a contatto con il suolo, senza le dovute misure di protezione che consentissero di scongiurare contaminazioni ambientali.
Il sequestro è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari, per via dell’attività di gestione di rifiuti non autorizzata, ai sensi del Testo Unico Ambientale (Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006).
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