L’attivista, studente di cooperazione internazionale alla Sapienza, è giunto bambino in Italia dalla regione darfuriana di El-Geneina. Con la Dire denuncia in particolare la situazione di Zamzam, un campo profughi dove si sono concentrate circa mezzo milione di persone, molte delle quali in fuga dalla vicina città di El-Fasher. “In seguito a un assalto delle milizie da febbraio è stata interrotta qualsiasi fornitura di aiuti” riferisce Nor, che è in contatto con suoi familiari in Darfur e nel vicino Ciad: “Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di impegnarsi a promuovere un cessate il fuoco e monitorando affinché sia contrastato il traffico di armi verso i belligeranti”. Gli organizzatori dell’incontro alla Camera, ospitato dal deputato Paolo Ciani, hanno sottoscritto un appello articolato in più punti. Nella loro prospettiva, l’Italia dovrebbe promuovere un’iniziativa per un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati di pace; dovrebbe poi tenere fede all’embargo sull’export e la vendita di armi ai contendenti sulla base delle decisioni assunte a riguardo a livello europeo; ancora, dovrebbe impegnarsi ad agevolare attraverso “corridoi umanitari” l’invio di aiuti alimentari indispensabili. Una richiesta ulteriore al governo di Roma riguarda i migranti e i rifugiati in arrivo dal Sudan, in particolare rispetto al loro diritto d’asilo.
Oggi anche l’Unione Africana è intervenuta sul conflitto. Riunito ad Addis Abeba, il suo Consiglio per la pace e la sicurezza ha espresso “forte preoccupazione” dopo che i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) hanno annunciato la nascita di un governo parallelo a quello di Al-Burhan. Secondo l’organismo continentale, “un’azione del genere comporta un rischio enorme di divisione del Paese”.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it