La Commissione Ue ha annunciato una procedura d’infrazione contro l’Italia per la misura anti shrinkflation del governo Meloni: “Viola le norme europee sul libero mercato”.
La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché ha violato le norme sulla libera circolazione delle merci con l’introduzione dell’etichetta obbligatoria anti shrinkflation.
La shrinkflation, o sgrammatura, è una tecnica di marketing che le aziende utilizzano ormai da anni. Il fenomeno, che dilaga tra gli scaffali dei supermercati, consiste nel ridurre la quantità di prodotto nelle confezioni mantenendo il prezzo invariato o addirittura, in alcuni casi aumentandolo.
Attraverso una lettera di costituzione in mora, Bruxelles ha segnalato l’incompatibilità degli obblighi di etichettatura italiani con gli articoli dal 34 al 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Con la norma approvata nel dicembre 2024 nella legge Concorrenza, la misura contro la shrinkflation sarebbe dovuta partire dal 1° aprile 2025. L’emendamento Milleproporoghe, però, ha previsto uno slittamento del provvedimento ad ottobre. Salvo parere contrario dell’Unione europea.
Parere che è arrivato lo scorso 12 marzo e giudica negativamente la misura dell’Italia, definendola “sproporzionata”. Infatti, pur riconoscendo l’importanza di informare i consumatori attraverso le modifiche proposte dall’Italia, la Commissione specifica che “l’obbligo di riportare questa informazione direttamente su ciascun prodotto interessato non sembra proporzionato“.
“I requisiti nazionali in materia di etichettatura rappresentano un notevole ostacolo al mercato interno e compromettono gravemente la libera circolazione delle merci. La Commissione ritiene che le autorità italiane non abbiano fornito prove sufficienti della proporzionalità della misura, in quanto sono disponibili altre opzioni meno restrittive, come ad esempio la fornitura delle medesime informazioni in prossimità dei prodotti interessati”, continua l’esecutivo europeo.
Shrinkflation, cosa prevede la misura italiana contestata dall’Ue
Il provvedimento approvato dal governo vorrebbe che per i sei mesi successivi all’immissione in commercio, il prodotto debba riportare un’etichetta o la dicitura, a cura dell’azienda produttrice, che spiega al consumatore la variazione di contenuto nella confezione che sta acquistando.
Il bollino dovrebbe essere applicato nel campo principale della confezione, in modo che sia ben visibile dal consumatore e dovrà riportare la variazione di quantità. Ad esempio: “Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità”. I produttori non saranno invece tenuti a scrivere di quanto aumenta il prezzo con la diminuzione della quantità. Si saprebbe dunque che il prezzo al chilo (o al litro) sarà aumentato, ma non di quanto.
Etichetta anti shrinkflation, per l’Ue l’Italia ha violato trasparenza sul mercato unico
Inoltre, per la Commissione Ue l’Italia avrebbe violato la Direttiva sulla trasparenza del mercato unico. Infatti, come precisato da Vitalba Azzolini su Pagella Politica, il governo non ha rispettato le regole Ue previste quando si modificano norme che possono restringere il mercato unico europeo.
L’escamotage italiano per evitare la procedura di infrazione attraverso il rinvio dell’entrata in vigore dell’obbligo al prossimo ottobre, non ha funzionato. L’Italia, infatti, non ha osservato il periodo di sospensione di tre mesi che serve alla Commissione europea per verificare la compatibilità con le leggi comunitarie.
Ora il governo ha due mesi di tempo per rispondere alle critiche segnalate da Bruxelles. Se la Commissione non riceverà una risposta soddisfacente entro questi termini, potrà decidere di emettere un parere motivato.
Etichetta anti shrinkflation bocciata dall’Ue, cosa ne pensano le associazioni di settore
Ad essere d’accordo con quanto dichiarato dall’esecutivo europeo è il Codacons, che definisce le etichette contro la shrinkflation “poco utili” per i consumatori perché tanti prodotti sono stati già colpiti dal riproporzionamento. “Le recenti misure inserite nel Ddl concorrenza, seppur corrette nella forma e nelle intenzioni, appaiono poco utili – denuncia l’associazione – Obbligare solo adesso i produttori a indicare in etichetta le riduzioni delle quantità di prodotto, quando le confezioni sono state oramai già tagliate nel corso degli ultimi anni danneggiando i consumatori, equivale a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati”.
Obbligare solo adesso i produttori a indicare in etichetta le riduzioni delle quantità di prodotto (#shrinkflation), quando le confezioni sono state ormai già tagliate negli ultimi anni, equivale a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.https://t.co/fPeYNmmXfl
— Codacons (@Codacons) March 13, 2025
Di diverso avviso è l’Unione nazionale dei consumatori (UNC), che contesta il parere negativo dell’Ue sulla misura italiana. “L’Italia non faccia passi indietro e non si faccia intimidire dall’avvio della procedura d’infrazione”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, che aggiunge: “Anche se l’articolo di legge è insufficiente e chiedevamo all’epoca di renderlo ancora più stringente, si è introdotto un importante principio a tutela dei consumatori”.
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