Processo Miteni alle fasi finali. A costituirsi parte civile anche Legambiente: “Chiediamo ecogiustizia”. Il commento dell’europarlamentare Cristina Guarda (Verdi): “La sentenza sarà importante per le decisioni sui PFAS in Europa”.
Dopo quasi quattro anni il processo Miteni sull’inquinamento da PFAS giunge alle fasi finali. Per i 15 imputati – ex manager e dipendenti della società chimica – è stata chiesta una condanna che arriva complessivamente a 121 anni e 6 mesi, e le richieste di risarcimento delle parti civili hanno superato i 100 milioni di euro.
Giovedì 20 marzo è stata Legambiente a costituirsi parte civile con le tesi processuali presentate nell’aula della Corte di Assise di Vicenza dall’avvocato Enrico Varali. L’associazione ambientalista ha chiesto che vengano confermate le responsabilità penali già indicate dai pubblici ministeri a carico dei dirigenti Miteni e quelle civili della multinazionale Mitsubishi e del fondo di investimento ICI che negli anni hanno controllato l’azienda.
Legambiente ha inoltre ribadito l’importanza del principio “chi inquina paga”, un concetto che la Francia, nella sua legge che vieta la produzione di alcuni PFAS ha inserito con una tassa alle industrie per il rilascio degli inquinanti eterni nell’ambiente.
“Legambiente chiede a gran voce ecogiustizia e un futuro senza contaminazioni per i territori inquinati da Pfas - hanno dichiarato Stefano Ciafani, Luigi Lazzaro e Piergiorgio Boscagin, rispettivamente presidente nazionale, regionale e locale di Legambiente -. Ci auguriamo che i giudici e la corte giungano all’accertamento definitivo delle responsabilità penali degli imputati e alla conferma che questo inquinamento da PFAS è riconducibile a un’attività economica riconosciuta dannosa per la salute pubblica e l’ambiente, comminando la giusta pena e il risarcimento del danno a chi ha condannato per anni l’inconsapevole popolazione delle province di Vicenza, Verona e Padova ad assumere acqua contaminata da PFAS, anche attraverso gli acquedotti e la rete di distribuzione idrica. Una contaminazione che ha allarmato e destabilizzato la società civile creando un senso di disorientamento e di sfiducia verso le istituzioni e le attività produttive, che non sarà affatto semplice da superare”.
L’europarlamentare Cristina Guarda: “Processo importante per le politiche sui PFAS in Europa
Il commento dell’europarlamentare Cristina Guarda (Verdi/ALE) su uno dei casi di contaminazione da inquinanti eterni più grave d’Europa e su un processo che potrebbe fare storia per la giustizia sui crimini ambientali.
“Siamo nella fase clou della richiesta dei risarcimenti da parte delle parti civili. Poi avremo il passaggio delle difese, di chi, appunto, è chiamato in causa per aver contribuito a questo disastro ambientale e sanitario”, ha dichiarato a TeleAmbiente Cristina Guarda. “Siamo tutti in attesa di capire quale sarà il risultato perché questo sarà un processo molto importante, magari poco percepito in Italia perché poco divulgato ma importantissimo in relazione al futuro delle politiche in Europa rispetto ai PFAS”, ha concluso la parlamentare europea.
Processo Miteni, Viacqua chiede 21 milioni di euro
A pronunciarsi in aula il 20 marzo è stata anche la società di servizio idrico integrato di Vicenza Viacqua che, come già annunciato, ha presentato un conto decisamente salato: 21 milioni di euro di risarcimento per il danno ambientale causato dalla contaminazione da PFAS.
Come riportato da ViPiù, l’avvocato di Viacqua Angelo Merlin, ha usato parole forti: “Miteni è un ente criminale. Le sue condotte omissive hanno portato a un disastro ambientale di portata enorme, compromettendo una risorsa essenziale e insostituibile come l’acqua”.
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