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Qual è la fonte energetica più utilizzata in Italia nel 2024? E nel resto d’Europa?

Negli ultimi 20 anni il carbone è stata la fonte energetica che ha visto il maggior calo a livello europeo. Grande crescita delle rinnovabili (tra cui idroelettrico, solare e eolico) che stanno aumentando un po’ ovunque all’interno del Vecchio Continente.

Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione energetica con il passaggio a livello globale da un sistema basato sulle fonti fossili (come gas, petrolio e carbone) a uno basato sulle fonti rinnovabili (eolico, solare e idroelettrico in primis). E poi c’è l’energia nucleare utilizzata da diversi Paesi europei.

Tra tutte queste fonti energetiche, qual è quella che utilizziamo di più a livello europeo?

Negli ultimi vent’anni, la produzione di energia elettrica in Europa ha subito cambiamenti significativi, con una progressiva riduzione dell’uso di carbone e nucleare e una crescita delle fonti rinnovabili.

E in Italia? Dove si inserisce il nostro Paese in questo contesto e quali sono le principali differenze rispetto agli altri Paesi europei?

La produzione energetica in Italia: una forte dipendenza dal gas

L’Italia, come altri Paesi europei tra cui Germania e Regno Unito, si affida fortemente al gas naturale per la produzione di elettricità. A differenza di Paesi come Francia o Slovacchia, dove il nucleare gioca ancora un ruolo centrale, l’Italia ha abbandonato questa opzione già dagli anni ’90 a seguito del referendum del 1987. Questo ha reso il Paese particolarmente esposto alle fluttuazioni dei prezzi del gas, soprattutto in seguito alla crisi energetica scatenata dal conflitto in Ucraina.

Nello specifico, secondo i dati di Ember, un think tank indipendente specializzato nell’analisi dei dati sull’energia elettrica e sulle emissioni globali, l’Italia nel 2024 aveva prodotto la sua energia in questo modo:

  • 1,8% dal carbone
  • 44% dal gas naturale
  • 4,7% da altre fonti fossili
  • 19,2% dall’idroelettrico
  • 6,4% da bioenergia
  • 13,5% dal solare
  • 8,5% dall’eolico
  • Circa il 2 % da altre fonti energetiche rinnovabili.

Il declino del carbone e la crescita delle rinnovabili

A livello europeo, il carbone ha visto una drastica riduzione, passando dal 30% del mix energetico nel 2000 al 12% nel 2023. Anche in Italia l’uso del carbone è in forte calo, con una progressiva dismissione delle centrali più inquinanti. Tuttavia, mentre la quota di nucleare resta significativa in diversi Paesi europei, l’Italia ha dovuto compensare con altre fonti, puntando principalmente su gas e rinnovabili.

Le rinnovabili, che oggi rappresentano il 35% della produzione elettrica nell’UE, sono cresciute anche in Italia, grazie soprattutto a solare ed eolico. Tuttavia, la mancanza di una rete elettrica adeguatamente flessibile e di sistemi di accumulo efficienti rappresenta ancora un ostacolo alla piena integrazione delle fonti rinnovabili nel sistema energetico nazionale.

La diminuzione dell’utilizzo di fonti fossili e l’aumento dell’utilizzo di fonti rinnovabili è una buona notizia. Soprattutto nell’ottica della lotta alla crisi climatica: per mitigare il riscaldamento globale bisogna limitare al minimo le emissioni di gas serra (in primis anidride carbonica) legate soprattutto all’utilizzo di fonti fossili.

Il caso tedesco: tra addio al nucleare e strategia sull’idrogeno

Un confronto interessante è quello con la Germania, che nel 2023 ha chiuso le sue ultime centrali nucleari, una scelta che l’ha portata a investire pesantemente sulle rinnovabili, ma anche a considerare nuove centrali a gas compatibili con l’idrogeno per garantire la stabilità della rete.

A differenza dell’Italia, però, la Germania ha un settore industriale con una domanda energetica molto elevata, il che rende il processo di transizione ancora più complesso. L’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale: ridurre la dipendenza dal gas senza ricorrere al nucleare. La crescita delle rinnovabili è destinata a proseguire, ma per garantire un sistema energetico stabile e sostenibile sarà necessario investire in infrastrutture di rete più moderne, sistemi di accumulo avanzati e una maggiore integrazione con il il mercato energetico europeo.

 

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